Tornano le interviste di funerali.org.
Carlo Ballotta ha posto dieci domande sul settore cimiteriale italiano a Daniele Fogli, che non si è fatto pregare per mettere il dito nella piaga.
Di seguito è stata riportata la trascrizione letterale delle domande. Per sentire le risposte non resta che cliccare sul video. Armatevi di noccioline e aranciata: sono quaranta minuti da non perdere. Ecco le domande.
Per vedere altre interviste della Redazione, clicca VEDI
1. Il sistema cimiteriale italiano nell’ultimo mezzo secolo ha retto grazie a questo implicito patto tra amministrazione ed utenti: “Tu ti accontenti di servizi mediocri ed io mi impegno a non farti pagare nulla (come succedeva sino al 2000 per inumazione e cremazione) oppure a fissare una tariffa “politica”? Tale meccanismo è completamente saltato da quando i servizi funerari sono divenuti a titolo oneroso. Se il cittadino paga non ha anche il sacrosanto diritto a pretendere il massimo in termini di tempestività, sicurezza e soddisfazione dei propri bisogni?
2. C’è un innegabile questione irrisolta sulla qualità del personale operante nei cimiteri: lo sfalcio del verde, le manutenzioni, ma, negli ultimi anni, anche le stesse operazioni cimiteriali, sono ormai sempre più svolte a mezzo terzi, magari attraverso cooperative che, per contenere i costi, assumono di preferenza extracomunitari o soggetti di dubbia professionalità. Se un appunto si può muovere a questa strategia è proprio sulla corsa al ribasso nella qualità delle prestazioni, nonostante esse ex Art.1 comma 7 Bis Legge n.26/2001 siano ormai quasi esclusivamente a titolo oneroso per l’utenza? Come si esce da questo labirinto?
3. Ad oltre 200 anni dall’editto napoleonico di Saint Cloud con cui si sanciva l’avvenuta demanializzazione delle moderne necropoli, il cimitero pubblico è ancora una conquista di civiltà o è, ormai un retaggio dell’evo romantico-risorgimentale? E quindi è ancora valido l’impianto ottocentesco che vedeva il cimitero come servizio prettamente di prossimità e di livello comunale? In altri settori (come acqua, anch’esso demaniale, o i rifiuti o ancora il trasporto pubblico locale) si è ormai affermato il modello di gestione per ambiti territoriali omogenei? Può essere questa la soluzione?
4.I nostri cimiteri, forse per un pregiudizio storico, legato alla loro natura essenzialmente pubblica, da molti impresari funebri (ma anche da marmisti) vengono vissuti come luoghi mal amministrati dalle burocrazie municipali. Da quando le operazioni cimiteriali sono diventate ordinariamente a pagamento (2001) il sistema pubblico ci ha messo oltre un decennio per rendersene pienamente conto, ma poi ora i prezzi nei cimiteri sono molto aumentati e percepiti come cari. Questo toglie disponibilità di spesa alle imprese funebri per il funerale. Tra affossatori ed imprese funebri spesso non intercorrono buoni rapporti, c’è reciproca diffidenza e disistima, quindi, in questa situazione, è inevitabile che sorgano attriti e tentativi di invasione di campo. E’ davvero così?
5. Per attrazione “settoriale” e continuità nel segmento produttivo potrebbero esser le stesse imprese funebri a candidarsi alla conduzione delle aree sepolcrali, magari con criteri più manageriali ed orientati all’efficienza, ma già la Legge n. 287/1990, poi ripresa da quasi tutte le legislazioni regionali, impone la separazione, almeno societaria, tra le attività di libero mercato (come appunto le pompe funebri) ed i servizi erogati in regime di monopolio, come appunto le gestioni cimiteriali. Chi, dunque, può proporsi a “guidare” i nostri cimiteri?
6. La cremazione aumenta vertiginosamente, le ceneri tendono sempre più ad uscire dal circuito cimiteriale e i campisanti si svuotano diventando terra di nessuno. Alla luce di questo dato di fatto incontrovertibile tutto questo dibattito forse un po’ozioso sulla natura pubblica o privata dei cimiteri di domani non rischia di esser fuori tempo massimo, perché la società italiana è già tremendamente proiettata in un futuro che il legislatore degli ultimi 20 anni non è riuscito minimamente a prospettare o delineare?
7. Negli ultimi anni vi è stato praticamente solo un fiorire di project financing cimiteriali e la sostanziale stabilità delle gestioni pubbliche a mezzo societario esistenti. I maliziosi sostengono che grazie al demanio si pensa di dare ai privati la conduzione dei cimiteri, giusto per raccogliere risorse economiche fresche e sbarazzarsi di certi problemi contabili, ma a condurre la danza normativa sarebbero sempre e solo i comuni. Così il gestore, ad esempio, non si potrebbe rifiutare di accogliere e seppellire i cadaveri di persone indigenti in stato di abbondono il cui funerale graverà totalmente sul comune e, di riflesso, sull’impresa che gestisce il cimitero. C’è un fondo di verità?
8. Secondo gli ultras della liberalizzazione a tutti i costi dell’attività cimiteriale, una volta rimosso l’ostacolo della proprietà pubblica dell’impianto si potrebbero liberare ingenti risorse economiche e rilanciare gli investimenti anche in ambito cimiteriale, ma a Suo avviso si può davvero importare in Italia un’amministrazione dei cimiteri all’americana, ossia completamente affidata ad imprese private?
9. Rispetto al settore funebre la situazione per così dire di malaffare nell’ambito cimiteriale, ivi compresi i crematori, è piuttosto contenuta. A parte un paio di scandali di generose proporzioni e spesso legati alla gestione dei crematori (cito Massa e Padova) per il resto la situazione è molto meno trafficata dalle Procure italiane. E’ raro vedere che qualche impiegato pubblico lucri sulle concessioni cimiteriali. Invece nell’ambito funebre, almeno 2 volte al mese c’è qualche intervento pesante: intimidazione con bombe o incendi, solita retata di operatori sanitari delle camere mortuarie con connesso giro di imprese funebri invischiate, ecc. Come spiega questa diversa situazione?
10. In ambito politico e giuridico i problemi relativi alla “morte” sono stati rimossi per decenni, nel senso che per tutti questi anni i lavori cimiteriali sono stati completamente abbandonati dal legislatore, lasciati ad una guida spontanea e selvaggia, con regole vecchie, inadeguate, con regioni che spesso hanno legiferato a sproposito e senza nemmeno sapere gli effetti che andavano a determinare. Ritiene possibile che questo Governo abbia il tempo per occuparsi anche di questa legislazione?