In India, dove molte famiglie di becchini vivono all’interno dei cimiteri e i loro figli non possono frequentare nemmeno gli studi elementari, la scuola arriva tra le lapidi.
Nel 2016, infatti, la città di Bangalore ha visto nascere il progetto “Rupantara”, che in lingua hindi significa “cambiamento”.
“La città di Bangalore ha oltre 30 comunità di grave diggers e il 90% delle persone che vivono in queste comunità non ha mai frequentato la scuola”: così Valentina Calcaterra, ricercatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha reso nota la situazione e un piano per cambiarla.
L’obbligo scolastico ci sarebbe, ma non viene rispettato. I genitori hanno bisogno del contributo dei figli nel lavoro di famiglia e, sebbene la suddivisione in caste sia stata ufficialmente abolita, nutrono ben poche speranze in un cambiamento sociale.
La ONG Hand in Hand ha dato vita ad una vera e propria scuola per i bambini che vivono nei cimiteri. Tra le attività, lezioni di italiano, francese e spagnolo, gite nei musei e laboratori creativi.
A un anno dall’inizio del progetto si avvertono i primi cambiamenti attraverso le parole di una delle madri dei bimbi scolarizzati:
“Non abbiamo mai mandato i nostri figli a scuola, ma dopo l’esperienza fatta con questi volontari abbiamo capito che anche loro possono studiare. Facciamo questo lavoro da cinque generazioni e non voglio che i miei figli finiscano come noi”.