Un decreto, firmato il 28/8/2011 dal premier turco Tayip Erdogan, sancisce la restituzione delle proprietà sequestrate alle minoranze religiose, dopo il censimento del 1936: beneficiari del provvedimento sono i cristiani greco-ortodossi, i cattolici caldei, gli armeni e gli ebrei, ma non i cattolici latini. Il decreto, arriva dopo anni di rivendicazioni, anche in sede europea e a pochi giorni dagli ultimi appelli del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I perché la Turchia rendesse i beni usurpati. Saranno dunque restituite le proprietà recensite nel 1936 e poi confiscate alle fondazioni religiose dalle varie amministrazioni dello Stato; sarà anche ripristinata la gestione dei cimiteri ceduta ai vari comuni e municipi; saranno infine resi gli immobili – come monasteri e parrocchie – mai riconosciuti come enti giuridici, e se alienati o ceduti a terzi sarà stabilito un congruo compenso a risarcire i legittimi proprietari. Secondo un primo calcolo: un migliaio di immobili tornerà ai cristiani greco-ortodossi, un centinaio agli armeni, diversi altri ai caldei cattolici e agli ebrei. Nulla tornerà invece ai cattolici latini, perché questi non compaiono tra le minoranze religiose indicate nel Trattato di Losanna del 1923, che sanciva il riconoscimento della Repubblica turca proclamata da Kemal Ataturk. Se i cattolici in Turchia a tutt’oggi non hanno riconoscimento giuridico, il decreto fa ben sperare. “Accolgo con gioia la notizia”, ha commentato stamane mons. Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza episcopale turca, annunciando che il documento sarà esaminato nella prossima riunione di settembre. Grande soddisfazione hanno espresso i rappresentanti delle minoranze beneficiarie per un passo “storico” sulla via dei diritti umani. “E’ finito il tempo – ha detto il premier Erdogan – in cui un nostro cittadino poteva essere oppresso a causa della sua religione, origine etnica o diverso modo di vivere”. Parole importanti da mantenere nei fatti.