Centinaia di persone, cristiani e indù insieme, hanno seguito il corpo del cattolico Rajendra Rai fino al luogo della sua cremazione. Il funerale e i riti successivi si sono trasformati in una grande manifestazione pacifica, per chiedere alle autorità di concedere ai cristiani i terreni necessari per creare un cimitero. La questione va avanti da tempo, e ha scatenato nel tempo proteste anche violente. La sepoltura di Rai, funzionario della Caritas locale morto a 49 anni per problemi cardiaci, è divenuta un modo per riproporre il tema. Dopo il funerale nella cattedrale dell’Assunzione a Kathmandu (Nepal), la processione interreligiosa ha seguito il feretro fino al fiume Bagmati: qui gli indù cremano i cadaveri dei loro cari. Gyan Rai, fratello del defunto, dice ad AsiaNews: "Anche se siamo tristi per la perdita, è confortante e bello vedere questa grande massa di persone ai funerali. Speriamo che il governo ci ascolti". Pradip, di religione indù, continua: "Il Nepal ha diversi gruppi religiosi ed è oggi uno Stato laico: tutte le fedi dovrebbero avere gli stessi diritti e le stesse possibilità. Il governo deve concedere subito la terra ai cristiani. Se loro non sono liberi e felici, allora non lo sono neanche gli indù: i cristiani sono cittadini di questo Paese, uguali a tutti gli altri". Binod Pahadi, anche lui indù, conclude: "Siamo con i cristiani e sosterremo le loro richieste. Il governo non può semplicemente ignorarci". La diatriba sulle sepolture della minoranza cristiana e dei tribali Kirati (che non cremano i propri morti) è in corso da decenni. La maggioranza indù, cremando per tradizione i suoi defunti, non comprende la necessità delle minoranze che inumano i cadaveri, e ostacola tale usanza. Fino ad ora cristiani e tribali hanno comprato a proprie spese terreni che spesso vengono profanati o sequestrati. Gli spazi sono a volte insufficienti: in una tomba di pochi metri possono esservi sepolti anche 10 defunti.