Cristiani non abbiate paura di parlare della morte e della vita eterna, contro ”superstizioni”, ”mitologie”, ”sincretismi”. E’ l’invito del Papa nel giorno in cui la Chiesa ricorda i defunti. Il due novembre per tradizione i cimiteri sono pieni di gente e i prezzi dei crisantemi vanno alle stelle, come quelli delle magliette con i teschi e dei gadget di Halloween.
Ma della morte nessuno parla in un mondo di sani-e-belli-per-forza; molti avrebbero bisogno di parlarne quando affrontano quella di una persona cara, ma si scoprono afasici di parole e di sentimenti; capita che persino i preti non siano in grado di pronunciare una omelia all’altezza di un funerale. Forse Benedetto XVI aveva presente questa situzione comune a molte societa’ contemporanee, quando si e’ affacciato dalla finestra del suo studio su piazza San Pietro per recitare l’Angelus, davanti ad alcune migliaia di persone, fedeli, turisti, curiosi, tutti a Roma per il ponte dei morti.
”E’ necessario oggi – ha ammonito dunque papa Ratzninger – evangelizzare la realta’ della morte e della vita eterna, realta’ particolarmente soggette a credenze superstiziose e sincretismi, perche’ la verita’ cristiana non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere”. Per capire la morte bisogna sapere cosa e’ la vita eterna, e il Papa ha ricordato la domanda che si e’ posto nella enciclica ”Spe salvi”, del novembre 2007: ”gli uomini e le donne della nostra epoca desiderano ancora la vita eterna” o ”l’esistenza terrena e’ diventata l’unico orizzonte”.
Tutti, ha spiegato papa Ratzinger citando l’enciclica, ”vogliamo la ‘vita beata, la felicita’; non sappiamo bene cosa sia e come sia, ma ci sentiamo attratti verso di essa”. L’espressione ”vita eterna” vorrebbe ”dare un nome a questa attesa insopprimibile”, a questa ”speranza universale, comune agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi”. Vita eterna dunque, ha chiarito il Pontefice, non e’ ”una successione senza fine, ma l’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo, il prima e il dopo non esistono piu’; una pienezza di vita e di gioia”. Per questo e’ ”molto importante” che i cristiani vivano ”il rapporto con i defunti nella verita’ e nella fede” e guardino ”alla morte e all’aldila’ nella luce della Rivelazione”. Ma la speranza cristiana e’ sociale sia nell’azione che nel rapporto tra vivi e morti: ”La speranza cristiana non e’ mai pero’ soltanto individuale, e’ sempre anche speranza per gli altri. Le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre e il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri”.
E’ anche per questo che ”la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo puo’ aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte: ecco perche’ la Chiesa oggi ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le tombe nei cimiteri”. In occasione della festa dei morti, questa sera intorno alle 18,30, in forma strettamente privata, Benedetto XVI scendera’ nelle grotte vaticane per un momento di preghiera in suffragio dei papi sepolti nelle grotte, e di tutti i defunti.
Fonte: ANSA