Dall’esigenza di "regolare in modo omogeneo sul territorio nazionale le scelte di cremazione" a quella di "assoggettare tutta la produzione di atti, provvedimenti e modulistiche del settore all’osservanza del codice dell’amministrazione digitale".
Senza scordare altre necessità come quella di "combattere il malaffare" o quella di "prefigurare la costituzione di imprese a capitale misto".
Sono questi alcuni dei punti del disegno di legge a prima firma Stefano Vaccari (Pd), sulla disciplina delle attività funerarie, che Ama ha sposato, secondo quanto si legge in un documento depositato dall’azienda romana in commissione Sanità al Senato.
Durante la scorsa settimana, infatti, Ama è stata audita informalmente dall’ufficio di presidenza della commissione sul ddl. L’azienda che si occupa di servizi ambientali ha dato anche il suo apprezzamento, tra gli altri, alla riorganizzazione della tipologia di operatori privati cui è consentito svolgere attività funebri e alla riconfigurazione del complesso delle attribuzioni pubbliche di settore.
Evidenziando, anche, "l’importante sforzo compiuto per superare l’attuale quadro normativo e, in particolare, l’evidente frammentazione regionale e talora comunale esistente nell’ordinamento giuridico vigente, eliminando in tal modo evidenti disallineamenti che nella fase attuale si registrano sul territorio nazionale". Insomma, i ‘pro’ di Ama sul provvedimento non mancano di certo.
L’azienda ha anche mostrato di apprezzare "la competenza dello Stato a definire in modo inequivoco le funzioni fondamentali dei Comuni; la riserva di legge statale sul livello essenziale delle prestazioni dovute a tutti e dovunque; l’inserimento di norme a tutela della concorrenza" e "l’indicazione statale dei principi fondamentali che dovranno ispirare le diverse legislazioni regionali in materia di ordinamento delle professioni".
Il ddl – si legge ancora nella memoria – è "un’ottima base di partenza" anche se "può essere ragionevolmente semplificato".
L’azienda poi non ha mancato di rilevare come sia importante che la legge debba "anzitutto dare certezze al servizio cimiteriale, esigenza e valore fondamentale di ogni comunità locale". In tale contesto, per Ama, servirà "chiarire quale sia il contenuto della funzione fondamentale che spetta al Comune, e il chiarimento dovrà comprendere il tema della custodia delle urne cinerarie, quando non affidate direttamente ed esclusivamente ai familiari, e la gestione degli impianti di cremazione".
Senza dimenticare di "garantire la sostenibilità economico-finanziaria del servizio, considerando che il tradizionale equilibrio è oggi messo in crisi soprattutto dalla crescente diffusione delle cremazioni (aumentate a Roma di oltre il 350% negli ultimi 13 anni, secondo i dati diffusi da Ama stessa; Ndr). Altro ‘pro’ del ddl Vaccari, per Ama, si rinviene nella "indicazione per una razionalizzazione dei servizi nella dimensione dell’area vasta (i cosidetti Atoc, ambiti territoriali cimiteriali)", sottolineando come però, a Roma, "sarebbe importante favorire la dimensione metropolitana (o provinciale) dei processi di razionalizzazione organizzativa, in modo da non duplicare strutture e sedi decisionali".
I RILIEVI SUI SERVIZI FUNEBRI
Per Ama, ancora, è necessario, a tutela della concorrenza, garantire condizioni di parità a tutti gli operatori e, per questo, serve "operare una separazione netta, per quanto riguarda gli operatori in controllo pubblico, tra le attività cimiteriali e le attività commerciali.
Mentre vanno "valutati bene i motivi per recedere dalla presenza sul mercato anche di operatori pubblici, che in molti contesti hanno garantito una maggiore trasparenza della competizione, anzitutto per le tariffe praticate". In sintesi, come si legge ancora nel documento, la concorrenza "impone che gli oneri, fiscali e contributivi, e i vincoli, organizzativi e gestionali, siano davvero uguali per tutti, e che un regime di controlli semplice ed efficace possa offrire credibili garanzie di parità di condizioni".
Questo è, conclude Ama, un "difficile compito per il legislatore", stretto tra l’esigenza di "garantire la libertà dell’iniziativa economica, senza intromissioni eccessivamente minuziose nell’autonomia imprenditoriale," e la tutela contemporanea di "trasparenza e parità della concorrenza tra gli operatori".
Fonte: Public Policy