In questi giorni si è svolta una visita a Ypres, nelle Fiandre occidentali, 100 km ad ovest di Bruxelles.
In 50 sono andati a Ypres, in rappresentanza di 13 diversi Paesi (dall’Ungheria al Canada da Malta al Messico. Poi inglesi, francesi, americani, italiani), tutti interessati a visitare uno dei teatri più sanguinosi della prima guerra mondiale, dove tra l’agosto del 1914 e l’ottobre del 1918 si combatterono almeno quattro delle battaglie più dure della Grande Guerra, tra cui il massacro di Passendale.
Ypres ha dato il suo nome ad un terribile gas al cloro (l’iprite), che i tedeschi usarono nelle bombe sganciate contro le truppe belghe e alleate: fu la prima volta in cui in una guerra furono utilizzate anche armi chimiche.
Nei campi di Ypres, oggi ci sono più di 150 cimiteri di guerra e i resti di almeno 500 mila soldati morti nelle trincee e nelle no man land. I più fortunati sono ricordati con il nome, l’età e il reggimento per il quale combattevano.
La maggior parte sono soldati senza un nome morti in una terribile guerra, che ha decimato una generazione intera.