Evoluzione delle pratiche funebri e del ruolo dei cimiteri: prime risultanze dell’indagine dell’Istituto Cattaneo

L’intervento del Prof. Asher Colombo a Sefit10 2024, svoltosi a Verona il 29/11/2024, è stato incentrato nel primo commento ai risultati di un’indagine condotta dall’Istituto Cattaneo in collaborazione con l’Osservatorio per la ricerca sulla morte e l’esequio, su incarico di SEFIT Utilitalia, ponendo al centro il cambiamento delle pratiche funebri e del ruolo dei cimiteri nella società italiana.

Attraverso dati raccolti su un campione rappresentativo, il Prof. Colombo traccia l’evoluzione delle opinioni, delle abitudini e delle tendenze legate alla morte, offrendo uno spaccato delle dinamiche culturali e sociali in corso.

Il contesto demografico e il cambiamento del “volto della morte”

Colombo ha dapprima introdotto la distinzione tra il “volto della morte” (regime demografico) e l'”arte di morire” (pratiche culturali legate alla morte).

In Italia, l’allungamento della vita media e il declino della natalità stanno trasformando l’esperienza della morte:

  • La vita media si è estesa (in 40 anni è cresciuta l’aspettativa di vita residua a 70 anni, da 12 a 16 anni); si vive un numero maggiore di anni, ma in cattive condizioni di salute.
  • Aumenta la quota di persone senza figli (dal 10% nel 1950 al 25% oggi), con conseguenze sulle pratiche funerarie.
  • L’esperienza della perdita si allontana temporalmente: nel 1950, il 28% degli italiani perdeva il padre entro i 30 anni, contro il 3% nel 1999.
  • La morte avviene sempre meno frequentemente in casa, spostandosi verso ospedali e strutture assistenziali.

La visita ai cimiteri: tra persistenza e declino

Nonostante la crescente secolarizzazione, due terzi degli italiani visitano ancora i cimiteri almeno una volta all’anno. Tuttavia, la pratica è in declino, con una riduzione più marcata tra gli anziani:

  • Motivazioni principali: la visita è strettamente legata al ricordo dei defunti. La frequentazione dei cimiteri per motivi culturali o meditativi si rivela un fenomeno in crescita, ma di nicchia.
  • Variabili influenti: la religiosità emerge come il fattore più discriminante. Chi crede in Dio e partecipa regolarmente alla messa visita i cimiteri più frequentemente rispetto ai secolarizzati.
  • Segni di cambiamento: tra i giovani, si osserva una lieve crescita della visita ai cimiteri, legata a nuove dinamiche sociali come l’accompagnamento di familiari.

La trasformazione del ruolo dei cimiteri

L’indagine evidenzia come gli italiani continuino a percepire i cimiteri come spazi separati e sacri, ma emergono nuove tendenze:

  • Concezione tradizionale: La maggioranza considera i cimiteri ancora importanti, ma cresce il numero di coloro che li vedono come “cose del passato”, soprattutto tra i secolarizzati e i più istruiti.
  • Usi alternativi: Le attività culturali nei cimiteri, come concerti o visite pedagogiche, sono accolte da una minoranza. Solo un terzo degli italiani è favorevole a tali usi, e la contrarietà è più marcata nei contesti meno secolarizzati.
  • Animali domestici nei cimiteri: L’accettazione di tombe per animali è in crescita, segnalando un cambiamento nella struttura familiare e nei legami affettivi.

L’ascesa della cremazione e il declino della sepoltura tradizionale

La cremazione sta diventando la pratica dominante in Italia, sostituendo progressivamente la sepoltura tradizionale:

  • Crescita delle preferenze: La quota di italiani che dichiara esplicitamente di scegliere per sé la cremazione è passata dal 28% nel 2018 al 36% nel 2024. Solo il 20% preferisce ancora la sepoltura tradizionale. Tali percentuali aumenterebbero considerevolmente togliendo i “non so”. In soli 6 anni l’incidenza di chi preferisce una sepoltura tradizionale passa da 1/3 a 1/5.
  • Destinazione delle ceneri: L’idea della volontà di dispersione delle ceneri è in forte aumento (50%), superando la conservazione nei cimiteri. A questi si aggiungano coloro favorevoli all’affido delle ceneri a familiari. Sembra che ciò dipenda dalla volontà di non lasciare incombenze a chi resta in vita. Tendenza che rischia di produrre ulteriori problemi gestionali per i cimiteri.
  • Effetti demografici: La crescente assenza di eredi diretti rende meno rilevante l’idea di una tomba come luogo di memoria.

La secolarizzazione come fattore chiave

La frattura più marcata emersa dall’indagine riguarda la religiosità:

  • Polarizzazione delle pratiche: Tra i meno secolarizzati si mantiene un forte legame con le pratiche tradizionali, mentre i secolarizzati mostrano una crescente apertura a nuove forme di gestione del lutto.
  • Effetti a lungo termine: La secolarizzazione, in continua crescita, porterà a una riduzione ulteriore della centralità dei cimiteri come spazi sacri.

Conclusioni

L’indagine evidenzia tendenze complesse e talvolta contraddittorie:

  1. Persistenza culturale: Nonostante il declino, la visita ai cimiteri rimane un rito significativo, soprattutto rivitalizzata nei momenti di crisi sociale successivi alla pandemia.
  2. Nuove tendenze: La cremazione e la dispersione delle ceneri stanno ridefinendo il concetto stesso di memoria dei defunti.
  3. Frattura generazionale e religiosa: La crescente secolarizzazione sta dividendo le opinioni e le pratiche, con effetti significativi sul futuro dei cimiteri.

Il ruolo dei cimiteri come luoghi di memoria collettiva e identità culturale è in evoluzione, spingendo verso un ripensamento delle loro funzioni in una società sempre più pluralista e secolarizzata.

Per leggere i vari interventi a SEFIT10 2024, clicca su VEDI

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