Cara Redazione,
In questo comune è stato ingrandito il cimitero comunale e su detto ampliamento insistono delle edicole funerarie private. Per le edicole è stata rilasciata agibilità. L’ampliamento suddetto non è provvisto della regolare agibilità. Domanda: Possono essere effettuate tumulazioni e traslazioni da altri plessi funerari in queste edicole costruite nella parte ampliata del cimitero e priva di agibilità Si chiede di conoscere se sia necessario ottenere il certificato di usabilità o di agibilità per le costruzioni di loculi o di tombe di famiglia, con conseguente pagamento dei diritti sanitari previsti dal tariffario regionale per la visita da parte dei medici dell’azienda Usl.
Considerando che l’art. 55 D.P.R. 10 settembre 1990, n. 285 prevede che i progetti di ampliamento dei cimiteri siano approvati a norma delle leggi sanitarie, si può ritenere che l’ampliamento non richieda in sé alcuna esigenza di ottenerne l’agibilità, dovendo essere sufficiente la certificazione di collaudo e di conformità, sia tecnica che igienico-sanitaria, quest ultima di competenza dell’ASL, al progetto regolarmente approvato.
Tale atto costituisce presupposto condizione per la concessione di aree e per la successiva approvazione dei progetti di costruzione di manufatti sepolcrali (edicole o quant’altro, indipendentemente dalla denominazione) da erigere da parte dei privati che abbiano ottenuto la regolare concessione dell’area. A lavori ultimati e prima che tali edicole o manufatti, comunque denominati, possano essere posti in uso, dovrà esserne accertata l ’agibilità od usabilità, comprendente anche il rispetto delle disposizioni tecnico costruttive previste per la tipologia di sepoltura per cui i manufatti sono stati eretti. Le tumulazioni in dette edicole possono avvenire una volta effettuato tale accertamento, spesso consistente in apposita certificazione di agibilità.
RISPOSTA
Occorre premettere che il certificato di agibilità o usabilità (si tratta di sinonimi, variamente impiegati nelle diverse zone), a differenza del certificato di abitabilità previsto dall’art. 221 del testo unico delle leggi sanitarie, non è contemplato da alcuna norma di legge, ma è sorto, per prassi, come analogia del certificato di abitabilità per “edifici” ad uso diverso da quello abitativo.
La prima legge che ne fa cenno (la n. 47/1985), e così quelle successive, lo richiama come previsione consolidata, quasi che fosse richiesto da una fonte legislativa (spesso la prammatica è più forte della norma formale dello jus spositum). I sepolcri tra l’altro non sono destinati all’uso da parte di persone, ma per la collocazione e la conservazione per termini predeterminati di cadaveri. La costruzione dei cimiteri e dei loro manufatti è regolata esclusivamente dalle leggi sanitarie (art. 55, comma 2, d.P.R. 10 settembre 1990, n. 285), per cui si deve escludere la necessità del certificato di usabilità.
Si può considerare propria l’ipotesi di un collaudo igienico-sanitario, per verificare che i lavori eseguiti corrispondano al progetto a suo tempo approvato dagli organi dell’azienda Usl, ma non certo il certificato di usabilità o di agibilità.
Ove dovesse trattarsi di manufatti sepolcrali eseguiti da privati su aree in concessione, appare corretto che venga richiesto il corrispettivo per la visita necessaria per l’anzidetto collaudo igienico-sanitario, che dovrà essere depositato presso il Comune, prima di poter eseguire qualsiasi collocazione di feretri.
Nel caso di manufatti sepolcrali costruiti da parte del Comune, la visita suddetta costituisce un atto dovuto di igiene pubblica e risulta del tutto illegittima ogni richiesta di corresponsione di diritti, i quali sono stabiliti per le certificazioni di medicina legale richieste da privati o nell’interesse di privati (in questo caso si è in presenza di un interesse della collettività).
A maggior ragione tali diritti non avrebbero potuto essere pretesi quando le U.s.l. erano, prima di essere istituite in aziende speciali regionali, enti strumentali dei Comuni in campo sanitario, cioè da questi funzionalmente dipendenti.