E' il centenario della Grande Guerra. Sepolcreti e cimiteri di guerra a lustro.

Ammontano a 28 milioni di euro i fondi che il governo italiano ha stanziato per tutto l’arco delle commemorazioni (2014-2018), soldi che serviranno al restauro e al recupero di luoghi teatro del conflitto e di spazi museali.
Restauri nei sei Sacrari in Italia (RediPuglia, Cima Grappa, Asiago, Montello, Caduti d’Oltremarie, Oslavia) in tre cimiteri militari italiani all’estero (Bligny in Francia, Mauthausen in Austria, Caporetto in Slovenia), e poi la catalogazione dei Monumenti ai Caduti della Prima Guerra Mondiale in tutta Italia e la valorizzazione dei luoghi della memoria.
E ancora, filmati storici e documentari che ricostruiscono le vicende belliche, mostre, convegni, pubblicazioni, progetti per le scuole, mappe multimediali.

Le commemorazioni partiranno ufficialmente il 28 giugno 2014, con la settimana internazionale dedicata alle Commemorazioni, a Sarajevo, alla quale l’Italia porterà un concerto che si sta definendo.
Il 6 luglio in Friuli, al sacrario di Redipuglia, Riccardo Muti dirigerà il Requiem di Verdi in un concerto di beneficienza organizzato dal Ravenna Festival,
Regione Friuli Venezia Giulia, Struttura di Missione per gli Anniversari di Interesse Nazionale , Mibact.
Il 27 luglio la commemorazione si sposta in Trentino, sull’Altopiano di Folgaria, dove Paolo Fresu ricorderà la Grande Guerra suonando Il Silenzio in una suggestiva staffetta con tanti altri grandi trombettisti che intoneranno le stesse note in altri luoghi significativi d’Europa.
A settembre, in una probabile una preview alla Mostra del Cinema di Venezia, si potrà vedere il film di Ermanno Olmi ‘Torneranno a fiorire i prati’, con protagonista Claudio Santamaria. Girato nella neve delll’Altopiano di Asiago, il film si sviluppa in una sola not­te tra gio­vani sol­dati che non hanno nome, che sono il tenen­tino, la vit­tima, il volon­ta­rio, l’ufficiale ter­ri­to­riale. ”A 100 anni di distanza, il miglior modo di festeggiare questo anniversario – ha detto Olmi all’Ansa – è capire quello che è successo, come capire perché oggi si parli ancora di conflitti”.

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