Alcuni imam uzbeki, con il sostegno delle autorità locali, hanno negato il permesso di sepoltura a fedeli non-musulmani nei cimiteri di proprietà dello Stato; nelle ultime settimane si sono verificati già tre casi, che hanno coinvolto cristiani protestanti e rilanciato il problema della libertà religiosa in Uzbekistan.
È quanto denuncia il sito d’informazione Forum18, impegnato a documentare le violazioni alla libertà religiosa in Asia centrale. Il rifiuto ha colpito tre persone che, in passato, si erano convertite dall’islam. Per questo, in punto di morte, è stato imposto alle famiglie il bando dai tradizionali luoghi di sepoltura delle famiglie.
In Asia centrale il culto dei morti è radicato nel profondo ed è importante essere sepolti nei luoghi in cui riposano gli altri parenti, con il saluto partecipe della comunità locale. Il primo episodio documentato da F18 risale al 9 aprile, anche se è emerso solo in questi giorni, e riguarda il cristiano Gayrat Buriyev, 68 anni, originario di un villaggio poco distante la capitale Tashkent.
L’imam locale ha rifiutato la sepoltura nel cimitero statale, insultando a più riprese la famiglia del defunto; i parenti si sono appellati alle autorità amministrative, senza alcun risultato.
Dietro il mancato permesso, vi è la decisione dell’uomo di convertirsi al cristianesimo: i cimiteri "appartengono allo Stato", ha affermato l’imam, e quanti passano ad altre religioni "non possono riposare nello stesso cimitero con i musulmani". Fonti locali riferiscono che il leader religioso islamico avrebbe a più riprese "apostrofato con insulti e improperi" la famiglia dello scomparso e affermato di agire "in base alla sharia, la legge islamica".
A nulla sono valse le rimostranze dei parenti, secondo cui l’Uzbekistan è (o dovrebbe essere) uno Stato laico e i cimiteri sono pubblici. Per l’imam "è un cimitero musulmano" e i cristiani non sono ammessi. Due casi analoghi si sono verificati anche nella regione autonoma di Karakalpakstan, nel nord-ovest del Paese.
Funzionari dell’amministrazione locale hanno imposto alle famiglie di due donne – cristiane protestanti, morte nel febbraio scorso – la sepoltura nel cimitero russo-ortodosso, dopo che l’imam locale aveva vietato l’uso del camposanto statale. Anche in questa vicenda è risultata fondamentale l’azione del leader islamico locale, secondo cui "quanti accettano una religione diversa, non possono essere sepolti nello stesso cimitero con i musulmani". L’88% delle popolazione uzbeka è di fede musulmana sunnita mentre i cristiani costituiscono l’8%.
Nel Paese, la libertà confessionale è soggetta a forte limitazione da parte del governo. La legge uzbeka considera "illegale" la detenzione di letteratura religiosa "solo se questa è collegata all’estremismo e incita l’odio". Ma le autorità giudiziarie spesso dispongono di distruggere il materiale confiscato nelle abitazioni dopo il "parere positivo" di alcuni "esperti del settore", che di regola definiscono "estremisti" tutti i libri che parlano di religione.