La Corte d’appello di Catanzaro ha confermato in questi giorni la condanna di Domenico Parisi, 54 anni, custode del cimitero del capoluogo, accusato di concussione e falso nella sua qualita’ di custode del cimitero del capoluogo per avere, secondo l’accusa, chiesto soldi in cambio di trattamenti di favore per chi doveva sistemare le salme al camposanto.
Il tribunale di Catanzaro, il 6 giugno del 2007, ritenne l’uomo colpevole e gli inflisse due anni e dieci mesi di reclusione, il pagamento delle spese processuali e l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di un anno. L’inchiesta si concluse nel lontano 2005 quando l’allora sostituto procuratore Federico Sergi chiese che il custode del cimitero di Catanzaro fosse mandato sotto processo per rispondere di un presunto “giro” di soldi per assicurare ai familiari dei defunti il posto richiesto per la sepoltura. Tanto era emerso dall’inchiesta condotta dagli uomini della sezione di polizia giudiziaria presso la Procura, secondo la quale Parisi avrebbe trovato il sistema per “arrotondare” lo stipendio, lucrando su chi aveva necessita’ di trovare spazi per i propri cari deceduti.
L’indagine, che si baso’ soprattutto sull’acquisizione di documenti e sulle informazioni della persona offesa, prese in esame due particolari episodi che si sarebbero verificati nel settembre del ’94 e nel gennaio del ’97, e che avrebbero avuto come protagonista sempre lo stesso dipendente comunale. Nello specifico, nel ’94 l’indagato avrebbe abusato della sua qualifica percependo da M. P. 500 mila delle vecchie lire per la sepoltura del figlio. In particolare, secondo l’accusa, il custode avrebbe inizialmente comunicato a M. P. l’impossibilita’ per mancanza di spazio di seppellire il ragazzo deceduto prematuramente in una zona del cimitero dove erano inumati altri giovani. Dopo qualche giorno, poi, avrebbe detto all’interessato che quello spazio poteva trovarsi pagando la cifra indicata, giustificata come “retribuzione dei lavori per l’inumazione della salma”.
Una storia simile, sempre secondo l’accusa, si sarebbe verificata nel ’97. M. P. questa volta avrebbe fatto richiesta di tumulare la salma del suocero nello stesso loculo dove si trovavano i resti della madre. Una richiesta destinata a essere inevasa perche’ secondo l’indagato non sarebbero esistiti i presupposti “tecnici” idonei. Quegli stessi presupposti che pero’ potevano essere “aggirati” pagando la “modica” somma di 200 mila lire, in palese violazione, secondo gli inquirenti, dell’autorizzazione del medico del servizio di Medicina legale dell’Asl 7.
Per completare l’opera, dunque, il custode, in qualita’ di incaricato pubblico servizio, avrebbe attestato falsamente “l’esistenza di un’autorizzazione da parte del sindaco del capoluogo e del contestuale parere favorevole del medico dell’Unita’ operativa di Medicina legale”.
essendo nato e cresciuto a catanzaro lido ma vivo a genova da anni e che in tale cimitero sono seppelliti i miei genitori. non posso avere che sdegno percio’ che successo alle persone sopra citate ma spero che di questi non ce ne siano tanti e un domani buttarli a mare al loro decesso