Riportiamo questo pezzo di particolare interesse sulle tradizioni calabro albanesi, secondo il rito greco-bizantino, che hanno celebrato la loro Commemorazione dei defunti sabato 26 gennaio 2008.
L’articolo è tratto da www.giornaledicalabria.net
SAN DEMETRIO CORONE. Giornata malinconica quella di sabato 26 gennaio nelle comunità calabro-albanesi ancora legate al rito greco-bizantino per la commemorazione dei defunti che cade il sabato precedente la prima domenica di Carnevale e 15 giorni prima dell’inizio della Quaresima. Si tratta di una vera “festa”, che è una ricorrenza mobile, in quanto soggetta ogni anno a spostamenti in dipendenza delle festività pasquali. Una giornata in cui il ricordo di coloro che sono scomparsi per sempre diventa più struggente. È uso in questa giornata consumare e offrire alla gente in visita al cimitero davanti le tombe del vino, pane e cibarie; benedire i sepolcri; intonare toccanti e struggenti canti funebri in arbereshe durante la processione in cimitero; e tenere da sabato e per tutta la settimana un lume acceso nelle case per rendere più agevole “il ritorno” delle anime in quelle che un tempo erano le loro abitazioni. Sono questi i momenti più salienti e peculiari della “diversità” culturale arbereshe e della liturgia bizantina in questa giornata velata di tristezza e di ricordi amari. Molte abitazioni, soprattutto quelle colpite da un lutto recente, sono visitate dai “Papàs” per la benedizione del “grano bollito”. Su un tavolo vengono posti una candela accesa, simbolo della immortalità dell’anima; due pani e una bottiglia di vino, simboli sacramentali; e un piatto contenente del grano bollito, simbolo della resurrezione dei corpi. Inoltre, il sacerdote spegne la candela immergendola sul grano, taglia il pane e lo offre assieme al grano ai presenti alla cerimonia. Di sera, infine, l’ultimo atto della tradizione, secondo la quale il modo migliore per “ricordare” i morti è riunirsi tra amici per consumare una cena “assieme” alle anime dei defunti più vicine ai presenti.