Cimitero di Trento: c’è sempre posto

La presa di posizione della Lega (locale trentina) in merito allo spostamento dell’area di inumazione destinata agli islamici per far posto ai residenti è la conseguenza di un equivoco provocato dal titolo di un articolo apparso sulla stampa locale: il titolista equivocando l’attuale carenza di posti in terra in concessione, come descritto nell’articolo (attualmente risultano in lista d’attesa una ventina di richieste per la cui evasione il Comune di Trento sta prontamente apprestando una apposita area) con gli spazi del campo comune, ha inventato un titolo ad effetto:”Cimitero pieno,non c’è più posto per i morti”.
Tale titolo appare ad una verifica svolta dalla Redazione del tutto infondato, posto che nel cimitero di Trento non esistono problemi di spazio per quanto riguarda l’inumazione nel campo comune.

La rotazione, come ci specificano gli Uffici cimiteriali comunali, in base alle tradizioni locali non viene fatta alla scadenza del decennio , ma a seconda delle necessità di sepolture, ed è attualmente sopra i 16 anni. In relazione al trend delle cremazioni, attualmente al 40% pur in asenza di crematorio nelle vicinanze, queste sono destinate ad aumentare ulteriormente.

La polemica è quindi basata su un problema inesistente.
L’amministrazione comunale di Trento, nel corso di una apposita conferenza stampa, ha fornito le precisazioni del caso rassicurando i propri cittadini circa la capienza del cimitero.
Il fatto reale ,sollevato anche dalla Lega trentina, è la presa d’atto della necessità ormai improrogabile di dotare la città di un tempio crematorio, il cui iter è stato avviato da circa 15 anni e mai approdato alla conclusione per resistenze varie presentatesi durante il percorso.
L’andamento della cremazione, fenomeno non più marginale come lo era 10 anni fa ma quasi maggioritario, unito al problema degli inconsunti, particolarmente frequenti nel cimitero di Trento, impongono quale scelta obbligata la realizzazione in tempi brevi di un impianto in città per evitare i disagi e le spese conseguenti all’utilizzo di una struttura ubicata fuori regione.

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