Il Comune di Taranto sta per revocare il divieto di utilizzo dei campi di inumazione del cimitero “San Brunone”. Il divieto era scattato nelle scorse settimane perché essendo l’area cimiteriale vicina allo stabilimento siderurgico dell’Ilva, anche i terreni utilizzati per le fosse di sepoltura risultavano gravemente contaminati da una serie di sostanze, dal pcb alla diossina per finire alle polveri minerali. Un inquinamento consolidatosi negli anni e che esponeva a gravi rischi di salute gli addetti ai servizi cimiteriali dipendenti di una cooperativa.
Il Comune ha ottenuto che la cooperativa dei necrofori faccia utilizzare al personale gli indumenti di lavoro e le mascherine necessarie a proteggerli dal contatto con le polveri di minerali e dalle sostanze nocive. La possibilità di tornare a utilizzare i terreni avrà riflessi anche sulle celle frigorifere dell’ospedale di Taranto ‘Santissima Annunziata’, dove, secondo la denuncia di Fabio Matacchiera, presidente del Fondo antidiossina onlus, si sarebbe creato un accumulo di arti umani derivanti da interventi operatori che lo stesso ospedale ora è costretto a tenere in quanto non può smaltirli nelle fosse del cimitero perchè interdette.
Pur ammettendo il problema, ovvero confermando che il ‘Santissima Annunziata’ allo stato non può utilizzare le aree del cimitero per lo smaltimento, la direzione sanitaria dell’ospedale di Taranto ha tuttavia smentito che questo abbia provocato una situazione di emergenza alle strutture. Il fenomeno, osserva la direzione sanitaria, è ancora perfettamente gestibile secondo tutte le procedure previste per questo tipo di smaltimento, anche perchè dal Comune di Taranto hanno assicurato che la particolare situazione del cimitero sta rientrando. “Qualora l’inagibilità dei campi di inumazione del cimitero di Taranto – rilevano dalla direzione sanitaria dell’ospedale – dovesse ancora protrarsi, ricorreremo a soluzioni diverse come, per esempio, quella di utilizzare i cimiteri dei comuni della provincia”.