Nessuna guerra di religione: tantomeno per i cimiteri e le sepolture.
Lo ribadisce il vescovo di Vittorio Veneto monsignor Giuseppe Zenti, sottolineando che, almeno di fronte alla morte, deve valere «il massimo rispetto della persona».
Le dichiarazioni del prelato vittoriese, arrivano a margine della polemica esplosa sull’intenzione dell’amministrazione di Casale sul Sile di aprire il proprio cimitero alla sepoltura di defunti appartenenti ad altri culti: e in primis ai numerosi musulmani. Il progetto rientra nell’ambito dell’ampliamento del camposanto. Benchè il problema non riguardi il territorio della sua diocesi, monsignor Zenti afferma che «da cristiani bisogna avere la porta sempre aperta all’incontro e al dialogo».
Nella sua azione pastorale monsignor Giuseppe Zenti si è sempre impegnato a coniugare identità e diversità, richiamando le ragioni del dialogo e dell’accoglienza in tema di immigrati. «Non possiamo fingere che nelle nostre province – afferma il vescovo di Vittorio Veneto – non ci sia un gran numero di immigrati, che praticano religioni e culti diversi». Culti diversi anche per quanto riguarda la sepoltura. Benchè «il problema non si sia posto nel nostro territorio diocesano, ma se si ponesse direi la stessa cosa», oserva monsignor Zenti, l’amministrazione di Casale sul Sile ha fatto bene a raccogliere questa istanza e ad accordarsi con le diverse entità religiose per trovare una soluzione.
«D’altra parte – osserva il vescovo di Vittorio Veneto – i nostri cimiteri sono per tutti. Vi riposano cattolici praticanti e non praticanti, anche chi non è neppure credente e, in tanti casi, seguaci di altre religioni».
Il vescovo aggiunge che «non occorre presentare certificati» per poter disporre del «giaciglio eterno». «Se partiamo dal rispetto reciproco, identità compresa, non riesco a vedere dove stiano le difficoltà per ospitare nei nostri cimiteri anche defunti musulmani o di altra religione». Cimiteri aperti, dunque, ma come? Con tombe una vicina all’altra o in spazi distinti? Monsignor Zenti precisa che questo aspetto non deve far problema. Di volta in volta si deciderà al meglio. Ad avviso del vescovo, problemi come la diversità dei riti, dei culti, non dovrebbero essere motivo di disagio. Bensì, una ragione per accrescere la fratellanza. Diverso è, invece, il problema delle moschee. Zenti, come ha detto in altre circostanze, ritiene che dei luoghi di culto non debbano farsi carico le amministrazione comunali, bensì direttamente le comunità insediate nel territorio. La Chiesa, dal canto suo, per disposizioni della Conferenza episcopale italiana non può mettere a disposizione i propri luoghi di culto per la pratica di religioni diverse da quella cattolica. Il che, secondo quanto ripetutamente osservato da Zenti, non significa impedire ai musulmani di darsi un luogo di culto.
fonte: La Tribuna di Treviso del 12.1.2007