Chiedere soldi in nero per esumare una salma può costare caro

Un custode cimiteriale e la moglie sono stati chiamati a rispondere delle loro azioni in Tribunale. Lui è stato condannato, lei assolta. Si tratta di Vincenzo D’Onofrio, custode del camposanto di Arpaia (Benevento) e la moglie Maria Concetta Sais.
Il Tribunale ha inflitto a D’Onofrio la pena di 4 anni, riconoscendolo responsabile di estorsione (così è stata qualificata l’iniziale accusa di concussione), violenza privata ai danni del parroco e resistenza a pubblico ufficiale. Per D’Onofrio anche l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena e il risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede in favore del parroco.
Assolta, invece, perchè il fatto non sussiste, Maria Concetta Sais che rispondeva solo di minacce.
La vicenda ruota attorno ad una somma di denaro che D’Onofrio avrebbe chiesto ad una persona per esumare un suo congiunto defunto e ai comportamenti che avrebbe mantenuto nei confronti del sacerdote.
Il pm Nicoletta Giammarino aveva chiesto l’assoluzione della donna e la condanna di D’Onofrio ad un anno per violenza e resistenza. Il Tribunale ha rincarato la dose.

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