Che fare per rimettere in carreggiata il sistema cimiteriale italiano – 3/3

Navigazione nella Serie di articoli<< Il sistema di sepoltura italiano va in crisi nei primi due decenni del Duemila – 2/3

Occorre ripensare profondamente al ruolo del cimitero nelle città di questo secolo, a comprendere i bisogni del lutto e ad integrali con altri bisogni della nostra società.
Per tornare ad essere rilevanti per le loro famiglie e comunità, i cimiteri devono creare spazi e memoriali progettati per attrarre le famiglie.
Occorre innovazione cimiteriale, pianificazione urbana ed economica per i cimiteri e, infine, un innovativo – per l’Italia – sistema di marketing cimiteriale.
Ovvero la capacità di conoscere cosa serve, di progettare e costruire cosa occorre; di saper vendere quel che si rende disponibile alla popolazione. Non uffici burocratici di polizia mortuaria, ma uffici vendite di aree sepolcrali. Vere e proprie “immobiliari del morto”.
Necessitano progettisti capaci di interagire significativamente con chi gestisce i cimiteri e li amministra anche economicamente: i progetti non devono più essere una elaborazione avulsa dalla realtà.
L’approccio architettonico e urbanistico deve essere collaborativo: lavorare a stretto contatto con i gestori dei cimiteri, gli uffici di polizia mortuaria che “vendono i posti salma” e gli operatori sul campo significa essere in grado di acquisire “l’intelligenza del sito”.
Significa anche avere una comprensione approfondita della comunità, dei dati demografici e delle preferenze della popolazione e dei modelli di sepoltura e commemorazione.
Un esempio potrà rendere più comprensibile l’approccio.
Da almeno due secoli in Italia si seppellisce in terra secondo una maglia regolare, quella dei campi d’inumazione, dettata dalle norme napoleoniche.
Il cittadino sta sempre più allontanandosi da opzioni seriali, come questa, per la scelta della propria sepoltura. Sia essa la maglia regolare inumativa, sia la serialità dei copritomba.
Non a caso – soprattutto partendo dalla Gran Bretagna – sta diventando significativa la percentuale di coloro che optano per la “sepoltura verde”: sia come scelta di sepoltura individuale (spesso nel bosco), sia come scelta ecologica spinta (rifiuto di feretri dipinti con vernici non naturali, foderati con imbottiture sintetiche, ecc.).
Parallelamente sempre più a gran voce viene chiesto di creare foreste urbane e piantumazione di alberi nelle città e nei loro intorni, sia per motivi di decarbonizzazione, sia come scelta di luoghi di vita ameni a poca distanza dal luogo di vita.
Per uno strano scherzo del destino è oggi possibile trasformare la crisi cimiteriale italiana in una opportunità urbana.
Partendo dai cimiteri delle grandi città del Nord Italia, dove la rapidissima crescita della cremazione ha reso disponibili importanti aree interne ai cimiteri prima destinate a campo di inumazione, si possono usare proprio queste aree per destinarle ad un nuovo sistema inumativo (o anche tumulativo ipogeo) a forte prevalenza di verde, associato all’utilizzo delle zone di rispetto cimiteriale anch’esse attrezzate come parchi urbani, vere e proprie foreste urbane a diretto contatto con le zone abitative.
Ma questo rende necessaria, preventivamente, la modifica delle regolamentazioni statali che obbligano la sepoltura inumativa per file e righe: quasi fosse la presentazione al cospetto del Creatore di file irregimentate di morti …
Occorre aprire i cimiteri alla vita urbana, rendendoli non solo luoghi di memoria storica della collettività, luoghi di elaborazione del lutto personale, ma anche spazi di vita di una comunità che, anziché respingerli, possa farne parte del proprio tempo di vita.
E, al tempo stesso, la pianificazione urbanistica cimiteriale deve essere accompagnata da una attenta pianificazione economico finanziaria circa la sostenibilità della gestione delle aree cimiteriali e l’introduzione di modalità innovative di sepoltura delle urne cinerarie, contrastando la tendenza all’affidamento familiare di queste ultime.
Occorre accantonare fondi per la garanzia delle spese future di mantenimento cimiteriale.
Molti cimiteri italiani hanno terminato la loro vita operativa, spesso hanno cessato di produrre introiti al gestore (Comune o chi per esso) per nuove concessioni cimiteriali, ma hanno mantenuto a pieno i costi di mantenimento.
Su questo aspetto occorre puntare i riflettori e varare rapidamente una riforma legislativa della normativa cimiteriale, affinché i cimiteri italiani possano avere un futuro che non sia, come oggi purtroppo si intravvede, di abbandono quasi certo.
Le tecnicalità possono essere varie:
1) si può puntare sul sistema americano, canadese, australiano dei trust cimiteriali, cioè dei fondi “terzi” specializzati per la gestione di una parte degli introiti dati dalla “vendita” dei posti nei cimiteri e con gli interessi che derivano da questi fondi vincolati provvedere al mantenimento cimiteriale;
2) si può rivedere il sistema di contabilizzazione dei ricavi cimiteriali individuando quanta parte di essi destinare alla copertura della operatività e quanta parte alla realizzazione di infrastrutture e ancora una terza parte al mantenimento futuro cimiteriale, azzerando nel contempo le vecchie concessioni perpetue e ripristinando per queste – se ancora di interesse – nuove concessioni temporalmente definite, ma con buona parte degli introiti destinate alla manutenzione futura;
3) oppure si può rendere obbligatoria la manutenzione cimiteriale da parte dei Comuni, come per i parchi ed i giardini (ma la monumentalità cimiteriale italiana costa ben di più che i giardini …), mettendo a carico della fiscalità generale questi costi, ad esempio aumentando la componente di tassazione per i servizi indivisibili comunali;
4) o, infine, tassando l’uso della disponibilità di posti cimiteriali, questione che politicamente potrebbe far saltare qualche persona sulla sedia su cui è seduto, ma che, se nessuno fa nulla, prima o poi dovrà succedere.
È giunto il momento di decidere cosa fare del sistema cimiteriale italiano e occorre far presto, perché si è veramente vicini al collasso.

Written by:

Daniele Fogli

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