“Se un ospedale pubblico fa un accordo con la diocesi per seppellire i feti, si può definire ancora un’istituzione laica?”.
È questo l’interrogativo alla base della nascita di una rete di associazioni nata su impulso dell’associazione “Ipazia Liberedonne”, decisa a monitorare la situazione a Cesena.
A dare il la è stata la scoperta che fin dal 2013 la Direzione sanitaria cesenate dell’Ausl Romagna ha allacciato accordi sporadici con l’associazione “Papa Giovanni XXIII” per il seppellimento prodotti abortivi e poi, dall’anno passato, è stato attivato un accordo con la Diocesi di Cesena per fare la stessa cosa per gli embrioni e i feti provenienti da interruzioni di gravidanza volontarie, terapeutiche o spontanee.
Il medico dirigente sanitario ha dato disposizioni in tal senso al reparto di Ostetricia e Ginecologia attraverso una lettera, allegata a una modulistica informativa per le donne, indicando il referente diocesano per la parte operativa.
Per “Ipazia” e altre 26 associazioni la situazione non è accettabile:
«È inammissibile che in uno Stato laico, o che dovrebbe essere tale, un’istituzione pubblica proceda a un accordo con un ente religioso su una tematica così delicata, che dovrebbe attenere esclusivamente alle coscienze individuali e non fatta divenire terreno di propaganda ideologica. Tutti sanno che questa “pratica” da 20 anni è ormai purtroppo uno dei terreni di attacco alla 194, unitamente all’obiezione di coscienza.
Il tema deve rimanere un fatto privato, diverso da persona a persona e con ritualità diverse, a seconda delle religioni di appartenenza o di chi non professa alcuna religione. Come associazioni firmatarie di questo appello chiediamo all’Asl Romagna di recedere da questi accordi e annunciamo che costituiremo una rete per monitorare questi comportamenti e denunciare eventuali arbitrarietà. Invitiamo quindi la cittadinanza a condividerlo per difendere dei principi indiscutibili: la laicità dello Stato, il rispetto per l’autodeterminazione delle donne e l’applicazione della legge 194».
Di norma la risposta al quesito è data entro 3 giorni lavorativi.
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