Ci sono voluti sette anni per chiudere l’inchiesta al cimitero di Catania su cadaveri fatti sparire per procurare nuovi posti al cimitero stesso.
L’avviso di chiusura delle indagini è datato gennaio 2018, ma la notifica alle nove persone coinvolte è arrivata soltanto alla fine di maggio.
Le ipotesi di reato sono gravissime: avere fatto sparire illecitamente dei corpi dalla struttura monumentale catanese per ri-utilizzare gli spazi e metterci dentro nuovi cadaveri. Dove sarebbero finite quelle ossa non era chiaro nel 2011 – quando questa seconda indagine è iniziata – e non è chiaro neanche adesso.
Alla testa del presunto sistema irregolare ci sarebbe stato Walter Spina, ex responsabile tecnico-amministrativo dell’area cimiteriale di via Acquicella per il Comune di Catania, licenziato in quell’anno dall’amministrazione municipale per fatti che con l’inchiesta sui cadaveri non avevano nulla a che vedere. Nel 2013 Spina vene indagato per queste sparizioni di cadaveri: all’epoca erano solo una decina, adesso i numeri sono lievitati di qualche centinaio.
Assieme a Spina, per distruzione di cadavere in concorso, sono indagati anche otto imprenditori edili che avrebbero operato all’interno del cimitero: Giuseppe e Salvatore Piazza, Michele Catulli, Agatino Fascina, Achille Giuseppe Scuderi, Giuseppe Pappalardo e Giuseppe Arena. Tra gli indagati figura anche Angelo Scuderi, che dall’inizio dell’inchiesta a oggi è deceduto.
La Procura contesta a ciascuno di loro di avere fatto sparire dei corpi per sostituirli con nuovi cadaveri, per guadagnare da cappelle e tombe da costruire.
Spina, invece, viene accusato anche di avere preso dei soldi dai parenti dei defunti, «simulando la regolarità delle pratiche di concessione di aree cimiteriali per la sepoltura, in realtà non ancora espropriabili perché occupate dalle spoglie dei legittimi titolari». Si sarebbe quindi appropriato di quanto pagato dai familiari dei morti per un totale di poco meno di 30mila euro, da maggio 2007 a dicembre 2010.
Secondo alcuni degli imprenditori indagati, i corpi sarebbero finiti nell’ossario comunale, sulla base di autorizzazioni verbali fornite da Spina. Che avrebbe certificato, pur non disponendo di documentazione ufficiale, il permesso di disseppellire i cadaveri.