Catania: da non credere

Veniamo a conoscenza e riportiamo questo fatto che se non fosse vero, sarebbe un episodio da commedia dell’arte:

Durante gli accertamenti effettuati presso l’obitorio del Comune di Catania da parte di agenti di Polizia, questi hanno notato un pregiudicato guardarsi intorno con fare sospetto il quale, approfittando del momento di distrazione dei familiari dei defunti lì giacenti, si è impossessato di vari fiori, tra cui un cuscino floreale che ha riposto all’interno della propria autovettura, per poi allontanarsi a bordo del suo mezzo, nascondendo quanto rubato all’interno di un vicoletto cimiteriale, nei pressi di altre tombe.

I gli agenti sono riusciti a cristallizzare l’intera attività delittuosa, indagando in stato di libertà per il reato di furto aggravato detto malfattore il quale, tra l’altro, ha riferito di esercitare in nero l’attività di fioraio innanzi al cimitero e di percepire sussidi statali, avendo dichiarato all’Inps di essere disoccupato. A seguire, è stato notato un altro pluripregiudicato, attualmente sottoposto alla misura dell’obbligo di soggiorno nel Comune di Catania, rubare dall’obitorio molteplici corone e addobbi floreali e, dopo averli riposti, a bordo della sua autovettura, trasportarli, ai fini della rivendita, in un negozio di fiori in via della Concordia gestito da lui stesso e dal fratello anch’egli pregiudicato.

I poliziotti hanno pedinato e subito fermato detti soggetti; il controllo di polizia è stato esteso anche presso detto esercizio commerciale. Nello specifico, è stato appurato che il ladro, tra l’altro privo di patente di guida poiché sospesa, aveva utilizzato un mezzo di trasporto senza assicurazione e senza revisione; il suindicato negozio (circa 200 metri quadri con più affacci su strada e con centinaia di fiori dentro le celle frigo e oggetti vari per la realizzazione di corone) era totalmente abusivo, senza contratto di locazione, con un furto di energia elettrica in atto. Sono state, altresì, accertate condizioni pessime sotto il profilo della sicurezza e della salubrità sui luoghi di lavoro e l’occupazione illegale del suolo pubblico. Alcuni dipendenti, in nero, erano sfruttati, percependo la misera somma di 5/10 euro per 7 ore al giorno di lavoro (meno di 1 euro l’ora).

È stato anche accertato che i nuclei familiari dei due malfattori percepiscono il reddito di cittadinanza: per tale motivo, anche le mogli, che ne hanno fatto richiesta attestando falsamente di non avere reddito in famiglia, sono state indagate per il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

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