A seguito di una pluralità di furti e atti vandalici al cimitero di Catania, i parenti stanno realizzando un sistema di sicurezza “fai da te”: le panchine sono assicurate con grosse catene di ferro ai pali di cemento, i rubinetti vengono sostituiti con tubi in plastica per incanalare il getto dell’acqua, i fiori artificiali hanno preso il posto di quelli naturali e a indossare gli abiti da vigilantes sono i familiari stessi, che da hanno iniziato le ronde al cimitero.
In testa al gruppo di cittadini c’è il signor Pietro Crisafulli, che nei giorni scorsi, dopo avere scoperto il furto della panchina in plastica posta di fronte alla tomba del figlio, ha realizzato una diretta Facebook dal cimitero e, in poche ore, il suo video – reportage è diventato virale. «Ho raggiunto oltre 116mila visualizzazioni – precisa Crisafulli, che non riesce ancora a trattenere il risentimento, nonostante la panchina sia poi riapparsa… – e non credevo che la mia iniziativa sui social potesse avere tanto seguito. Penso che, in molti, si siano immedesimati nella mia rabbia e frustrazione. Rubare ai morti è un’azione deplorevole, non tanto per l’entità del furto, quanto per il luogo in cui viene perpetrato. La panchina come oggetto non ha alcun valore, ma è il punto di riferimento per ritrovarci io e mia moglie ancora vicini a nostra figlio, come se fosse il salotto di casa. L’ho già detto nel video, ma lo ripeto ancora adesso: chi ha tagliato la catena e ha portato via la “mia” panchina è un verme schifoso. È vergognoso togliere anche solo un fiore a un morto: equivale a profanare un luogo sacro. Non è possibile accettare che tutto ciò si ripeta ancora. Vergogna».
Tra le ipotesi avanzate da alcuni cittadini c’è anche chi ha suggerito di affidare la vigilanza a carabinieri e poliziotti in pensione.