A seguito delle polemiche sollevate negli scorsi giorni da Michele della Croce (si veda nostro precedente articolo) sul tema riguardante il cimitero di Minervino Murge, veniamo a conoscenza della replica da parte della maggioranza, in Comune.
«E’ bene subito chiarire – afferma il segretario cittadino del Pd – quanto ciò che è stato affermato risulti essere assolutamente falso, basterebbe la semplice lettura dei bilanci per capirlo, che i soldi derivanti dalla vendita dei vecchi loculi siano stati destinati alla realizzazione di altre opere. Infatti, per la prima volta, i soldi rivenienti dalla vendita dei loculi durante questi ultimi 4 anni hanno avuto una destinazione vincolata alla spesa per investimenti nei servizi cimiteriali: ciò vuol dire che i soldi incassati dalla vendita dei loculi (circa 679.000 euro) verranno utilizzati per finanziare la costruzione dei nuovi loculi. Le eventuali somme residue verranno accantonate come residui e, in attesa di nuove migliorie per il cimitero, rimarranno nel bilancio comunale».
E prosegue: «Rimane il dubbio di come siano state spese nel passato le diverse centinaia di migliaia di euro derivanti dalla vendita dei loculi, probabilmente solo in quantità marginale per il miglioramento dei servizi cimiteriali. Un chiarimento a questo dubbio aiuterebbe a comprendere come mai in passato per la realizzazione dei loculi si è dovuto sempre far ricorso, ad un mutuo (pagando quindi anche gli interessi, ed aumentando l’indebitamento comunale) e non si sono invece utilizzate direttamente le somme derivanti dalla vendita dei loculi. Non è che per caso questi soldi sono stati utilizzati per altre finalità?»
E infine: «Senza voler entrare in particolari tecnicismi, – conclude – il costo della costruzione dei nuovi loculi incide sul patto di stabilità e quindi solo una corretta e previdente programmazione, come quella messa in atto dall’attuale Amministrazione, ha permesso, dopo l’accantonamento delle somme, di avviare la realizzazione di nuovi loculi. Riteniamo, senza timori di smentita, di poter definire questa come la giusta e corretta gestione della “cosa pubblica”».