Sembrerebbe che bare, provenienti dai cimiteri di Napoli siano state usate per alimentare forni di pizzerie e panifici: e’ questa l’ipotesi su cui stanno indagando i Carabinieri. L’ipotesi di un tale utilizzo, in diverse localita’ del napoletano, delle bare, era stato lanciato molto tempo fa dall’ex assessore provinciale all’Ambiente delle Provincia di Napoli, vicenda della quale si e’ tornati a discutere da quando e’ stata puntata l’attenzione sul cimitero di Poggioreale, a Napoli.
L’aspetto ambientale non e’ secondario, tutt’altro.
Per altro, sembrava che la notizia non riguardasse questo aspetto, introdotto con (presumibile) ironia, quanto il trattamento specifico, cioe’ l’anomalo, quanto illegittimo, impiego di resti (si spera) di bare in forni e pizzerie, dove e’ presente, evidentemente, anche un approccio di dissacrazione, quanto meno nella percezione sociale.
Per inciso (ma cio’ ci porterebbe fuori dal commento sullo specifico tema), anche per quanto riguarda le emissioni dei fumi (per le quali, come noto – almeno a tecnici – non risultano emanati gli atti previsti dall’art. 8 L. 30 marzo 2001, n. 130) e senza nulla togliere a rilievi effettuati da personale tecnico specializzato, meriterebbe un approfondimento sia su quanto avviene in ambito europeo (ad es.: potrebbe farsi un richiamo al “Manifesto” del 30/5/2008 dell’E.C.N., reperibile al sito http://www.eurocrematoria.eu , e sul quale potrebbe richiamati, per i non addetti ai lavori, il Punto 5.4), ma anche valutarsi le componenti dei feretri, nelle diverse ipotesi possiibli. Una valutazione di questo tipo potrebbe consentire – forse – di individuare parametri che possano di essere di aiuto nella definizione dei provvedimenti di cui al sopra citato art. 8 L. 30 marzo 2001, n. 130, quando (eventualmente) si determinino le condizioni per una loro adozione (anche in funzione di evitare definizioni parametriche scevre da ogni valutazione sperimentale minimamente seria).
concordo con la tua indignazione.
sono un tecnico ambientale.. e ho recentemente pubblicato un lavoro di ricerca in cui ho evidenziato l’emissione di Diossine in aria dagli impianti di cremazione mal gestiti. si è stimato in circa 20 mg/anno la quantita di Diossina emessa dai 3 impianti monitorati, (4 volte la quantità annuale di diossine immesse nell’ambienteda un medio impianto di incenerimento rifiuti urbani). questo ha portato i gestori degli impianti da me monitorati ad apportare da subito modifiche sia tecniche che gestionali, ma vista la recente normativa regionale in materia, si continua a non prendere in considerazione l’aspetto ambientale, ma solo a legiferare sulla gestione della pratica funeraria.
igiene al 100 % !!!!!!
OTTIMO !!!!
PerChé che schifo?. In fin dei contio è un sistema di riciclo di rifiuti.
Una volta lavate le bare e triturate chi se ne frega?
Che schifo.