Veniamo a conoscenza e pubblichiamo:
“I Comuni e la polizia cimiteriale intervengano per contrastare l’illegalità diffusa nei camposanti in Campania. Le imprese funebri, diventate in alcuni casi un vero e proprio cartello, stanno mettendo in ginocchio le piccole e medie aziende che lavorano il marmo per le quali il settore lapideo è di fondamentale importanza.
In molti casi sono proprio le imprese che, detenendo il monopolio delle onoranze, impongono a marmisti di vendergli i propri manufatti a prezzi stracciati. Chi si oppone resta, spesso, tagliato fuori.
Da gennaio 2016 ad oggi, presso la nostra associazione, nata un anno fa con lo scopo di tutelare gli artigiani e presieduta da Federico Greco, sono arrivate decine di denunce relative a concorrenza sleale e violazione sulla legge regionale del 2013 sulla conduzione dei camposanti. Una legge che pochi Comuni campani, su 575, hanno recepito a pieno. I casi di illegalità (da inizio 2016 ne abbiamo registrato 50) sono i più svariati e talvolta vengono eseguiti con la compiacenza del guardiano o dell’impiegato di turno.
A Napoli, un artigiano, forse non particolarmente bravo, entrava regolarmente nel cimitero di notte con il suo copiatore ottico, lo posizionava davanti alle statue più belle e poi le riproduceva e vendeva nel suo laboratorio. Sono stati segnalati casi, inoltre, di riciclaggio di lastre, oggetti in bronzo e copri fossa o di realizzazione di preventivi da parte di addetti alle imprese funebri nell’ufficio del custode. Una violazione palese della legge regionale che, invece, vieta qualsiasi operazione pubblicitaria all’interno dei camposanti. Una trasgressione simile a quella registrata a Castel San Lorenzo, a Salerno dove le locandine che elencavano servizi e prezzi di una ditta erano affisse in bacheca. In diverse città, tra cui anche Scafati, non c’è stato il necessario controllo degli addetti preposti dall’Ente comunale.
Una inadempienza che ha consentito, a personale non meglio qualificato, di applicare, sulle lastre di marmo i caratteri che compongono i dati anagrafici dei defunti.
L’applicazione dei caratteri sulla lapide, infatti, spetta al marmista. Alla luce di queste segnalazioni, dunque, si può affermare che la categoria che AssoMarmo difende non vive un momento sereno. Ma già da diversi anni. Molte piccole e medie aziende, che hanno subito una notevole contrazione di commissioni relative all’arredamento domestico o commerciale, sopravvivono grazie al settore lapideo e funerario. Ma, alla luce di questi casi, anche questo comparto rischia di cedere.
Da un lato, infatti, bisogna fronteggiare o convivere con lo strapotere delle pompe funebri e dall’altro bisogna insistere su una maggiore vigilanza nei cimiteri da parte delle Amministrazioni comunali. I marmisti, non possono essere anche vittime delle Istituzioni”.