Tutti assolti nel processo sulle presunte irregolarita’ nelle concessioni in deroga per la costruzione di manufatti sepolcrali al Verano.
Dopo tre anni di inchiesta e quattro di udienze dibattimentali, i giudici della prima sezione penale del tribunale hanno deciso che non ci sono responsabilita’ da attribuire agli 11 componenti della quarta commissione consiliare del Comune di Roma in carica nel 2002, all’ex vicedirettore dei servizi funebri e cimiteriali dell’Ama Vincenzo Tardiola, alla stilista Paola Fendi e ai 6 marmisti, per i quali il pm Adelchi D’Ippolito aveva sollecitato pene variabili da un anno a due anni e mezzo di reclusione.
Il collegio, presieduto da Carmelo Rinaudo, ha cosi’ assolto dall’accusa di abuso d’ufficio e di falsita’ ideologica (perche’ “il fatto non sussiste” e perche’ “il fatto non costituisce reato”) l’allora presidente Luisa Laurelli, il vice Franca Eckert e i consiglieri Luca Malcotti, Fabrizio Ghera, Saverio Galeota, Giuseppe Failla, Gianfranco Bafundi, Giuseppe Battaglia, Luigi Vittorio Berliri, Giovanna Cau e Nunzio D’Erme).
Assoluzione “perche’ il fatto non sussiste” anche per Tardiola e per Paola Fendi, accusati di concorso in corruzione per un abito da sposa che la stilista avrebbe consegnato o promesso al dirigente per le nozze della figlia affinche’ venisse sbloccata la pratica relativa alla costruzione della sua cappella di famiglia.
Per la stessa ragione, l’ex funzionario Ama e’ stato assolto dall’accusa di abuso d’ufficio. Escono di scena anche i sei marmisti finiti sotto processo per associazione per delinquere (“il fatto non sussiste”) e per falso (“non doversi procedere perche’ l’azione penale non doveva avere inizio per difetto di querela”).
L’inchiesta era una costola di quella piu’ ampia scaturita dal danneggiamento di alcune tombe del settore ebraico del Verano.
Il pm D’Ippolito aveva sospettato l’esistenza di un sistema di assegnazione delle tombe con una corsia preferenziale a dispetto di quella norma che prevedeva, solo per le persone che avessero acquisito particolari benemerenze, la possibilita’ di beneficiare di un posto al cimitero.
La commissione consiliare del Comune era finita sotto inchiesta per aver fornito pareri positivi (su pratiche prive dei requisiti di eccezionale rilevanza previsti dai regolamenti vigenti) che avrebbero indotto in errore il sindaco e la giunta comunale.
Tardiola, dal canto suo, secondo l’accusa, avrebbe omesso di “operare un’accurata istruttoria tecnica sui requisiti documentali” e inoltrato ugualmente la pratica alla commissione consiliare perche’ venisse accolta.