“Il Cda AMA approva il bilancio il 27 marzo 2018. Negli 8 mesi successivi e numerose convocazioni, l’assemblea dei soci AMA non ratifica il bilancio. La sindaca Raggi a metà novembre interviene personalmente e dichiara che la soluzione è vicina, nel frattempo i lavoratori Ama scioperano. Solo a fine novembre il dg di roma capitale Franco Giampaoletti scrive ad Ama, non riconosce il credito di 18 milioni di euro e chiede di riscrivere il bilancio. Perché ci sono voluti 8 mesi per una soluzione su una somma poco rilevante per una società con un valore di produzione di circa 1 mld di euro?”. Questo è l’interrogativo presentato dal Pd capitolino in una conferenza stampa tenutasi oggi. Nella quale il gruppo obietta che “non è solo una questione di 18 milioni, ma il contenzioso fra Ama e Roma Capitale ammonta a 330 milioni circa di poste da riconciliare”. Il conto è presto fatto. “Il bilancio si chiude con un’incognita, AMA non è salva come dice la Sindaca: manca del tutto la riconciliazione sui 18 milioni per i servizi cimiteriali e sui 42 milioni per le opere realizzate dai servizi funebri. Quindi questi 60 milioni contesi da crediti rischiano di diventare debiti per Ama”. Inoltre nel piano finanziario di Ama per il 2019, sempre secondo il Pd “A fronte di una richiesta avanzata da AMA di 754 milioni di euro per lo svolgimento dei servizi, Roma Capitale ne riconosce 714 milioni. La stessa situazione si è verificata nel 2018 e quindi – sottolinea il Pd – ci sono altri 80 milioni di extracosti da riconoscere ad Ama nell’annualità 2018-2019 oltre a altre partite per un valore da circa 190 milioni di euro, per un totale di circa 330 milioni, non 18”. L’ipotesi di situazione finanziaria che si aggrava suscita nel Pd romano un interrogativo complessivo sulla vicenda: “qualcuno pensa per Ama a un altro concordato?”