Alle Misericordie non va bene il decreto legge anticrisi

Il “decreto anticrisi” rischia di mettere in seria crisi il volontariato.
E’ l’effetto paradossale di un disposto normativo che, se non modificato, priverà dei benefici fiscali riconosciuti alle Onlus gran parte delle associazioni di volontariato, in particolare quelle più strutturate.

Si tratta delle associazioni di volontariato che da secoli svolgono attività rilevanti in campo socio sanitario, quali la gestione di residenze sanitarie e di case di riposo, di poliambulatori, e altre attività ad alto impatto sociale, quali le onoranze funebri e la gestione di cimiteri; attività queste che le Misericordie svolgono addirittura da prima che nascesse la stessa economia di mercato e che le istituzioni pubbliche provvedessero a gestire i primari bisogni sanitari e sociali delle comunità.

Le associazioni di volontariato oggi sono considerate Onlus di diritto (grazie ad una clausola di automaticità inserita nelle legge n° 460 del 4/12/1997) e possono quindi avvalersi delle agevolazioni fiscali concesse alle Onlus.
Tuttavia, a causa dell’entrata in vigore del famigerato “decreto anticrisi” si incontrano notevoli difficoltà a conciliare la gestione delle attività, anche storiche, con i vincoli sempre più stringenti posti dalla normativa, soprattutto dal Decreto del Ministero delle Finanze del 25 maggio 1995 (cosiddetto decreto sulla marginalità) e, più di recente, proprio dall’articolo 30, comma 5, del decreto legge 29/11/2008 n° 185, convertito dalla legge 28/1/2009, n° 2 (cosiddetto decreto anticrisi.

Con quest’ultimo provvedimento, in particolare, si nega la qualifica di Onlus a quelle associazioni di volontariato che svolgano attività commerciali fuori dal concetto di marginalità.
A mettere in difficoltà le associazioni non sono tanto i limiti “quantitativi” dettati da tale concetto di marginalità (ovvero il fatto che i proventi delle attività definite commerciali dalla legge siano minoritarie rispetto alle altre, il che avviene in ogni vera associazione di volontariato), quanto il divieto all’utilizzo di “mezzi organizzati professionalmente”, che sono ormai indispensabili anche per svolgere attività di volontariato. Siamo quindi di fronte ad una norma oramai obsoleta che pone ostacoli e che mette fuori gioco tutte le associazioni più grandi.

Per questo le Misericordie si sono battute per chiedere al legislatore una modifica della normativa, nel senso di porre come discriminante, in particolare per le associazioni operanti nei settori della protezione civile, dell’assistenza sociale e della sanità, non l’impiego di mezzi organizzati professionalmente, ma il fine sociale delle attività messe in atto, attività delle quali l’eventuale impresa economica organizzata costituisce mera attività di supporto.

“Ora il Governo – dice il presidente delle Misericordie d’Italia, Gabriele Brunini- con un odg approvato alla Camera con il suo consenso, si è impegnato a valutare l’opportunità di modifiche che vadano in questo senso. E’ un primo passo che speriamo si concretizzi in una modifica del “decreto sulla marginalità” che altrimenti, in virtù delle novità introdotte dal “decreto anticrisi”, finirebbe per limitare in modo pesante l’operatività delle associazioni di volontariato, in particolare di quelle storiche e strutturate come le nostre.”

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