Cinque ex necrofori del nosocomio di Pesaro sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza, e altre 29 persone, fra cui medici e impresari funebri, sono indagate per peculato e truffa. E’ un vero e proprio “cartello del caro estinto” quello scoperto dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Pesaro con l’indagine “Lazarus”, conclusa dopo due anni di lavoro.
Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla procura pesarese, una lunga serie di abusi commessi dai cinque necrofori finiti agli arresti domiciliari, all’epoca dei fatti in servizio presso l’obitorio dell’Ospedale San Salvatore di Pesaro.
Stando alle accuse, i cinque vestivano i defunti per i funerali incamerando le somme che avrebbero dovuto versare all’azienda sanitaria. Spesso si recavano a casa delle persone decedute in orario di lavoro, abbandonando l’obitorio. Ai familiari dei morti vendevano a caro prezzo – in media 500 euro – un paio di scarpe, un abito o un rosario per comporre la salma nella bara. I titolari delle imprese di pompe funebri pensavano poi a ricompensare i necrofori con somme comprese fra i 100 e i 500 euro, tanto che a fine mese i cinque potevano contare su mance extra fino a 10mila euro.
E’ poi emerso che tre degli arrestati sezionavano le salme senza autorizzazione, asportando presidi sanitari come i pace-maker, e praticando iniezioni di formalina. Sotto inchiesta anche due operatori cimiteriali, sottoposti ad obbligo di dimora, che pilotavano i casi di esumazione delle salme in cambio di denaro versato da imprese compiacenti.
Ventisette gli indagati a piede libero fra medici, dipendenti pubblici e impresari di pompe funebri: o chiudevano un occhio davanti alle truffe, o peggio erano d’accordo con i necrofori. I reati ipotizzati sono peculato, truffa aggravata, rivelazione d’ufficio, esercizio abusivo della professione medica.
Riportiamo per completezza le seguenti dichiarazioni tratte dal sito di http://www.ospedalimarchenord.it:
24.10.2013
Operazione “Lazarus”, Ricci: “Abbiamo partecipato alle indagini con gli inquirenti”
Il Direttore generale degli Ospedali Riuniti Marche Nord ricostruisce, per quanto di sua competenza, l’operazione della Guardia di Finanza. L’azienda si costituirà in giudizio come parte lesa
“Allo stato attuale nell’ordinanza di arresto dei 4 necrofori non ci sono accuse per esercizio abusivo della professione medica o vilipendio di cadavere”. Il direttore generale Aldo Ricci dell’azienda Ospedali Riuniti Marche Nord ricostruisce, per quanto di sua competenza, l’operazione della Guardia di Finanza che vede agli arresti domiciliari 4 necrofori dipendenti dell’azienda con l’accusa di peculato, truffa, rilevazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.
“La questione dei pace maker, attualmente, non appare nei capi di accusa dei necrofori. Ma tutta questa vicenda è un danno per la vita di questa azienda”. Continua e chiarisce il ruolo dell’azienda nelle indagini della Magistratura, coadiuvate dalla Finanza: “Marche Nord è stata protagonista attiva delle indagini, fornendo agli inquirenti la massima collaborazione. Quando l’azienda è stata messa a conoscenza delle indagini, all’inizio dell’anno, i 4 necrofori sono stati allontanati dal servizio per evitare collusioni visto che la camera mortuaria del presidio San Salvatore svolge anche il ruolo di obitorio, ossia accoglie tutte le salme dei deceduti nel comune di Pesaro, in totale circa 500 l’anno. Abbiamo collaborato attivamente alle indagini della Magistratura, sempre in silenzio, senza dare notizie, proprio per non intralciare o minare il lavoro degli inquirenti. Noi conosciamo la parte che riguarda Marche Nord, ma l’indagine è complessa e coinvolge più enti, imprese e forse si estende ad altre realtà territoriali”.
Contemporaneamente all’allontanamento, la Direzione aveva avviato un procedimento disciplinare nei confronti dei dipendenti. “Ma l’arresto dei 4 necrofori – spiega Ricci – ha consentito all’azienda – che si costituirà in giudizio in qualità di persona offesa dal reato, a tutela degli utenti e dell’immagine stessa dell’ospedale e dei suoi servizi – di procedere all’immediata sospensione degli indagati. Il servizio, dall’inizio dell’anno, è stato garantito estendendo l’attività alla stessa ditta esterna che lo effettua nel Presidio Santa Croce di Fano”.
Poi c’è il filone di indagini che riguarda l’asportazione di presidi sanitari come i pace maker: “Tutta questa odiosa storia, basata su un traffico di soldi – prosegue il direttore generale -, viene aggravata da un presunto traffico di presidi sanitari, i pace maker. Stiamo parlando del reato di vilipendio di cadavere e di esercizio abusivo della professione medica. I 4 necrofori, attualmente, non sono però accusati o indagati per questi reati”.
A dare maggiori dettagli sull’asportazione dei pace maker, è il direttore medico del presidio San Salvatore di Pesaro dell’azienda Ospedali Riuniti Marche Nord Edoardo Berselli: “E’ necessario precisare che l’asportazione dei pace maker avviene esclusivamente per le salme in attesa di cremazione. L’estrazione viene effettuata dal medico necroscopo della Direzione medica o dall’anatomo-patologo. Sarà sempre il medico ad eliminarlo come rifiuto speciale. E la rimozione del pacemaker, quando richiesta per la cremazione, ha un percorso interno tracciato che parte dalla richiesta della famiglia, passa per la direzione medica che dà il via libera e incarica l’anatomo-patologo, o un medico necroscopo, della rimozione”.
Continua Berselli: “Questa vicenda fa apparire il servizio mortuario come un contenitore senza controllo. Le cose non stanno così. L’attività è regolata da normativa nazionale, dalla quale discendono regolamenti interni, il primo del 2006 e aggiornato nel 2013. La camera mortuaria viene controllata quotidianamente dai medici della Direzione medica e il passaggio della salma dall’ospedale alla camera mortuaria è tracciato nei minimi dettagli con registri che indicano il reparto di provenienza, i dati anagrafici, l’ora del prelievo e di arrivo in camera mortuaria”.
Il dottor Berselli fa anche un altra precisazione sulla vestizione delle salme: “I parenti del defunto, qualora non vogliano procedere autonomamente, possono scegliere di far effettuare la vestizione ai dipendenti ospedalieri, come servizio aggiuntivo, o alle imprese funebri che si occupano del funerale. Non è una attività aziendale obbligatoria ma un servizio in più svolto se richiesto. Il pagamento non avveniva attraverso il necroforo bensì alle Casse ospedaliere. Il necroforo rilascia esclusivamente un bollettino per il pagamento della tariffa. Lavoro in questa azienda dal 2006 – continua Berselli – e non abbiamo mai avuto nessuna segnalazione, da familiari o altri, neppure attraverso lettere anonime, in merito all’attività di vestizione o ai fatti illeciti emersi ancora più odiosi. L’unica segnalazione ricevuta ha riguardato l’orario di apertura della camera mortuaria”.