La Terza Sezione Penale presso la Corte di Cassazione, ha respinto il ricorso della Procura di Lucera contro i proscioglimenti, sanciti un anno fa dal GUP, in merito all’operazione cosiddetta ‘Caronte’.
Si tratta del blitz, scattato all’alba del 19 marzo 2009 e condotto dalla Polizia di Stato di Lucera, su indicazione dei magistrati inquirenti. L’intera vicenda risale all’aprile 2007, quando gli agenti di Pubblica Sicurezza, rinvennero nella campagna lucerina, in località ‘La Motticella’ e nei pressi di un corso d’acqua, una bara vuota, priva di elementi che potessero indicarne la provenienza o le generalità della salma ivi contenuta. La cassa da morto, in considerazione del modello e dell’usura, poteva contare venti o venticinque anni e, con molta probabilità, proveniva da un cimitero della zona.
Scattate le procedure investigative e le attività informative di rito, i poliziotti, pur non permettendo di risalire agli autori del tentato occultamento del feretro, avevano puntato l’attenzione su un presunto ‘affare defunti’.
Gli indizi caddero su cinque operai necrofori, in servizio presso una cooperativa, che all’epoca dei fatti lavorava per conto del Comune di Lucera. Nelle indagini finirono anche i titolari di alcune agenzie funebri della città che, a detta della Magistratura indagante, potevano ricondursi a quattro tra imprenditori del settore e collaboratori.
L’inchiesta, condotta dall’allora Procuratore Capo Massimo Lucianetti, andò avanti per due anni, fino all’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare, a carico di altrettanti soggetti.
Il 20 settembre 2011 è stato rigettato il ricorso sul primo proscioglimento, deciso dal Gup di Lucera il 29 settembre 2010, malgrado l’opposizione della Procura.