Anche quest’anno il presepe allestito nella chiesetta del cimitero di Fasano (BA) ha riscosso il dovuto successo. Allestito prima di Natale dal direttore del cimitero Uccio Lacirignola e dai suoi collaboratori nella cappella del cimitero cittadino, il presepe, davvero bello da vedersi, ha un nobile obiettivo, un obiettivo di solidarietà tutta natalizia: devolvere interamente il ricavato delle offerte lasciate dai visitatori alla associazione “La Fontanella”, il sodalizio che si occupa dell’assistenza e dell’inserimento dei disabili adulti.
Anche quest’anno sono stati davvero tanti i visitatori che recatisi al cimitero, hanno fatto una capatina nella cappella del camposanto per ammirare una vera e propria opera d’arte e per dare un proprio contributo a chi ne ha bisogno e a chi opera quotidianamente a favore dei diversamente abili
Oggi si parla con la tomba.
La colpa è di Ugo Foscolo con i suoi stramaledetti “sepolcri” e cimiteri, dove impera prevaricazione e abusivismo, speculazioni e illeciti interessi per l’acquisto della terza casa.
E questo è niente. Il danno maggiore è nella fragilità della mente dell’uomo che crede oltre ogni ragionevole dubbio di tenere in vita le quattro ossa dei propri defunti e di andarle a trovare quando gli fa comodo con qualche fiore sulla tomba ben innaffiata.
E’ banale continuare a pensare ai propri cari defunti come a persone che stanno in un’altra dimensione ma che restano quelle persone che conoscevamo, con tutti i pregi e con tutti i difetti cha avevano, le stesse sembianze, gli stessi attaccamenti affettivi.
C’è quest’usanza del culto della morte che spinge l’uomo al cimitero, a trovare il caro defunto. E vediamo al cimitero le persone, anche le più intelligenti, le più colte, le persone la cui mente più aperta parlare con la tomba, con la fotografia del caro defunto attaccata alla tomba, parlare, conversare, tranquillamente.
C’è questo bisogno dell’uomo di vincere in qualche modo la propria paura, la paura del nulla, della separazione ineluttabile continuando a mantenere questo dialogo con colui che non è più, addirittura certe volte troviamo il paradosso che un vivo parla a un morto, dialoga come non aveva mai fatto quando questo morto era ancora vivo. Quando era in vita, con questo poveraccio qui che adesso è nella tomba, non c’era stato dialogo perché tante situazioni sentimentali, emozionali l’avevano impedito e adesso si presenta il dialogo quando non ha più senso. Questa è una forma di follia
alla quale non sfugge nemmeno la persona più colta, perché l’intelligenza, la cultura, la razionalità nulla possono nei confronti di questo mistero.
Non ci si può accostare al mistero grande dell’esistenza razionalmente.
Facciamo paradossalmente apparire razionale i nostri sproloqui al cimitero ove tutto c’è tranne ciò che cerchiamo.
Si deve cercare di cogliere quello che si può cogliere attraverso vie che non sono razionali, ma che vengono dal profondo di noi.
Ma questo è un altro discorso da fare non oggi però.