In un servizio giornalistico, anche reperibile on line, è stato affacciato il problema dei “preziosi”, in ambito cimiteriale. Spesso infatti su questo blog abbiamo informato i nostri lettori su orrendi episodi di mercimoni funerari, quando all’atto della vagliatura delle ossa si rinvengono particolari metallici di un certo valore (es. denti d’oro!)
Diversi scandali sono scoppiati nel corso degli ultimi anni. Ricorderete tutti, ad esempio, i fatti di Genova, ma pure di altre realtà metropolitane.
Si tratta di una situazione critica che può essere presente, nell’occasione di esumazioni od estumulazioni.
Non mancano, allora, saggi regolamenti comunali che prevedono come, in occasione di tali azioni d’ufficio, eventuali oggetti preziosi (fedi nuziali, anelli, monili, ecc.) che possano venire reperiti, se non già precedentemente richiesti dagli aventi titolo, siano oggetto, dopo la relativa verbalizzazione, di conservazione, secondo le norme sul ritrovamento delle “cose” (artt. 927 e ss. Cod. Civile), restando a disposizione di chi ne abbia titolo per il termine previsto, divenendo, decorso il termine, applicabile l’art. 932 Cod. Civile.
Si osserva, per altro, come queste norme troverebbero, a rigore, applicazione, anche se non formulate nel Regolamento comunale di polizia mortuaria, in quanto appartenenti all’Ordinamento Civile.
Di norma la risposta al quesito è data entro 3 giorni lavorativi.
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