Si terrà a Bologna dal giorno 11 al 13 di febbraio 2024, presso i padiglioni del quartiere fieristico, “Devotio”, una manifestazione interamente dedicata all’arte sacra ed all’arredo liturgico.
Diversi i convegni organizzati, nel corso dell’evento espositivo.
Sempre a “Devotio”, ma nel lontano a 2017, un seminario, in particolare, intitolato “Chiese cimiteriali e officio delle esequie nella pratica della cremazione dei defunti”, consentì di analizzare alcuni esempi di trasformazione di chiese tedesche abbandonate, o scarsamente utilizzate per la celebrazione dei sacri riti, in luoghi di tumulazione di urne cinerarie e, in taluni casi, di esposizione del feretro, si sarebbe trattato, dunque, di vere e proprie case del commiato religiose, le quali avrebbero permesso, così di recuperare storiche tradizioni, come, appunto la veglia funebre in chiesa.
Nella fattispecie, la pratica funebre sempre più diffusa della cremazione (soprattutto nell’Europa Settentrionale) pone la questione di reperire, nel tessuto urbano già consolidato e quasi saturo, specie nel suburbio, dove si affastellano sempre nuovi insediamenti e quartieri residenziali, posti consoni alla conservazione delle ceneri ed alla condivisione sociale del lutto.
Ecco, allora, come alcune Diocesi cattoliche della Germania, alla ricerca di nuovi sistemi di sostentamento economico, hanno allestito spazi liturgici dismessi al culto o poco impiegati per le celebrazioni eucaristiche come chiese cimiteriali.
Il recupero edilizio di questi fabbricati quasi dismessi, è stato ritenuto interessante nel mondo ecclesiastico perché “ripropone” l’uso delle chiese pure per il seppellimento, ‘apud ecclesiam’ (presso la chiesa) ed anche come si diceva ‘ad sanctos’ (vicino al Santo, ovvero presso le reliquie del Santo che venivano gelosamente racchiuse nell’altare ed ostense nei giorni di festa grande)”.
Quindi si ripropone in Germania una condizione della tumulazione ante “Editto di Saint Cloud”, ma in chiave [post]moderna, essendo la custodia delle urne cinerarie all’interno delle chiese interessante, sia per il loro modesto ingombro sia per l’assoluta asetticità delle ceneri stesse.
Nella cultura contemporanea si assiste ad una sistematica rimozione (negazione patologica?) dell’evento estremo della morte, il quale, considerato come il fallimento della scienza, viene privato di una seria riflessione sulla trascendenza e sul senso stesso dell’esistenza terrena.
Cosicché per la Chiesa germanica il riportare l’attenzione sui luoghi della memoria significa, inevitabilmente, conferire di nuovo importanza ad un momento che nell’ottica cristiana è considerato solo un passaggio, seppur duro ed obbligato, verso la vita eterna.
Con la crisi delle vocazioni sacerdotali e l’aumento della laicità nella maggior parte d’Europa, sono sempre di più le chiese che vengono chiuse, quand’anche, addirittura, non sconsacrate.
Questo articolo indaga, allora, come le chiese sottoutilizzate nella Rhein-Westfalia, regione settentrionale della Germania, si siano proficuamente trasformate in Grabeskirche (= chiese sepolcrali), donando agli spazi una nuova vita e un ritorno economico alle loro parrocchie, attraverso la concessione, a titolo oneroso, delle cellette cinerarie.
Osservando da vicino la conversione delle cinque chiese in Grabeskirche:
St. Joseph ad Aquisgrana (su cui ci siamo già più diffusamente soffermati a questo link: Chiese cimiteriali o chiese-cimitero? – funerali.org), St. Bartholomaus a Colonia, Namen-Jesu-Kirche a Bonn, St. Elizabeth nella periferia di Mönchegadblach e St. Joseph vicino a Monchengladbach, i casi concreti oggetto di questo breve studio rivelano come la frattura temporale e fisica, tra funzioni propriamente cimiteriali, celebrazione della messa e rituali commemorativi possa riunirsi nuovamente e ricomporsi nello spazio liturgico unitario della chiesa, vista come vero e proprio presidio ed arca di salvezza.
La “Grabeskirke” è, allora un nuovo modello economico e culturale che permette ad una chiesa di essere autosufficiente e di rendere possibile il suo mantenimento in un’epoca di post-laicizzazione?
Di questo si dovrebbe discutere a Devotio, con i relatori che intendono trasferire l’esperienza germanica anche in Italia.
Quali allora i punti di possibile attrito e conflitto tra legislazione civile e normativa canonica, nei rispettivi ambiti di applicazione?
Le relazioni tra Repubblica Italiana e Chiesa Cattolica sono regolati dal c.d. Concordato del 18 febbraio 1984.
Nel dettaglio, per la disciplina civilistica sui enti e beni ecclesiastici, nella sfera dei rapporti giuridici fra Stato e Santa Sede, si ricorda la L. n.222/1985.
Vi sapremo dire…molto presto!