Non esiste il rischio zero: la percezione della morte ai tempi del Covid

Un originale approfondimento, sul tema della percezione della morte ai tempi del Covid, è stato espresso dalla dottoressa Simona Morini, docente alla IUAV di Venezia, sulle pagine del quotidiano Il Resto del Carlino.
Riallacciandosi alla sospensione delle vaccinazioni con AstraZeneca, decisa da diversi Paesi europei, la docente di Teoria delle decisioni razionali e dei giochi e di Filosofia della Scienza, nonché autrice del saggio “Il rischio, da Pascal a Fukushima”, ha espresso grande sconcerto personale per le misure adottate in merito, evidenziando come la percezione del problema appaia, quantomeno falsata, in Italia.
Il nostro Paese sconterebbe una scarsa cultura scientifica, ed in particolare statistica, origine primaria della parziale comprensione dei fenomeni di morte legati al Covid.
L’opinione pubblica continua ad apparire, in questi giorni, maggiormente colpita dai singoli morti – legati a presunti e non ancora dimostrati effetti collaterali della vaccinazione con AstraZeneca – piuttosto che dai 300-500 morti giornalieri, triste tributo che, da tempo, viene pagato alla pandemia in Italia.
Secondo la dottoressa Morini, quest’attitudine mentale induce ad un timore alterato, su ciò che si pensa di non poter controllare, che sfocia nella pretesa di ottenere certezza anche su accadimenti, che notoriamente non la possiedono, come la malattia e la morte.
Tale anelito è, però, il frutto di una mancata ed obiettiva comprensione degli eventi, acuita dalla provata sussistenza di un analfabetismo di ritorno, che si traduce – sovente in Italia – nel fatto che sei persone su dieci non capiscono ciò che leggono.
Nel passato – conclude la docente – l’accettazione della malattia, la fiducia nelle spiegazioni medico-scientifiche ed anche la stessa esperienza della morte erano indiscutibilmente vissute con una percezione di maggiore serenità e con la consapevolezza che il “rischio zero” è quanto di più lontano dalla realtà si possa immaginare.

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