Il superamento dei centomila morti per Covid in Italia

Sono passati trecentottanta giorni tra il primo morto in Italia per Coronavirus, il 77enne Adrian Trevisan all’ospedale di Schiavonia, al raggiungimento delle 100.000 vittime morte per Covid, oggi già abbondantemente superate.
Il dato è risultato il secondo in Europa – dopo il Regno Unito, che ha superato i 124.000 decessi ma che, negli ultimi mesi, ha abbassato il proprio tasso di mortalità grazie ad una efficace campagna di vaccinazione. Al contrario, nel nostro Paese, sono stati vaccinati solo un over 90 su tre e un over 80 su quattro.
Secondo una stima dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, in Europa siamo la nazione che, giornalmente, piange più vittime, con un tasso del 5,1 ogni milione di abitanti e con una media di 300 al giorno (che potrebbero presto diventare 500 a causa delle varianti e del consistente aumento dei ricoveri in terapia intensiva).
Inoltre, secondo l’ultimo studio elaborato dai ricercatori dell’Ispi, nell’ambito della campagna vaccinale, due dosi su tre sono andate a persone con meno di 70 anni.
E considerato che, dopo il Giappone, l’Italia è il Paese al mondo con la popolazione più anziana, è evidente che la situazione presenta dei rischi considerevoli.
Se si fossero concentrati i vaccini nella fascia di popolazione più a rischio e si fosse operato in maniera più celere, oggi si potrebbe già contare su di un abbattimento della letalità del 48 per cento. A febbraio, infatti, pur con una ridotta disponibilità vaccinale, si era potuta riscontrare una diminuzione dei morti del 25 per cento.
L’Istituto superiore di sanità ha poi evidenziato un identikit più preciso dei 100.000 deceduti per Coronavirus nel nostro Paese.
Il profilo che ne emerge è quello di un paziente di età media 81 anni (86 per le donne) con tre o più patologie, a fronte di un’età media dei contagiati ora attestata sui 48 anni.
Nelle ultime settimane i deceduti sono stati i più anziani e con più patologie, dunque sempre i soggetti in assoluto più fragili.
Dei 100.000 morti, solo 1.055 avevano meno di 50 anni e, di questi, solo 36 senza alcuna patologia.
Tra le regioni, la Lombardia, con il 30%, è quella che ha pagato il tributo più alto, seguita da Emilia Romagna e Veneto.

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