Il numero dei decessi è sicuramente uno degli indicatori più efficaci per capire l’impatto dell’epidemia nei vari paesi interessati.
Il tasso di mortalità, ricavato dividendo il numero delle persone morte a causa della malattia con il totale degli abitanti, ha acquisito una sempre maggiore considerazione, dal punto di vista statistico, rispetto al tasso di letalità, ottenuto invece dividendo il numero delle persone morte a causa della COVID-19 per il totale dei malati.
Anche se il vero bilancio dei decessi è, con ogni probabilità, peggiore di quanto risulti dai dati ufficiali, in Europa sono emersi i seguenti dati.
Al primo posto svetta la repubblica di San Marino con 2.121 morti ogni milione di abitanti: ma il triste primato dipende dalle piccole dimensioni dello Stato, in cui dall’inizio dell’epidemia sono stati registrati 73 morti, sul totale dei 33mila abitanti.
La mortalità più alta tra i Paesi è emersa in Belgio, uno dei paesi più colpiti in Europa durante la seconda ondata dell’epidemia, con 1.889 morti ogni milione di abitanti. In particolare, nello scorso mese di ottobre, il tasso di ricovero in ospedale per i malati di COVID-19 è stato più del doppio rispetto alla media europea, con crescite settimanali arrivate all’88%.
Anche la Slovenia ha avuto un’incidenza inizialmente contenuta durante la prima ondata della pandemia, mentre già da fine settembre il numero dei contagi si presentava drasticamente aumentato. In Slovenia il tasso di mortalità è risultato di 1.816 morti ogni milione di abitanti.
Per la Repubblica Ceca il tasso di mortalità è stato di 1.794 morti ogni milione di abitanti e da ottobre, l’aumento dei contagi ha causato una pressione enorme sugli ospedali, spesso non all’uopo attrezzati.
Tra dicembre e gennaio, nel Regno Unito si è avvertita una notevole crescita dei contagi ed un conseguente aumento dei decessi, che il 22 gennaio scorso hanno registrato un picco di 1.401 in un solo giorno. Il tasso di mortalità, dall’inizio dell’epidemia, è stato di 1.779 morti ogni milione di abitanti, con un totale di 121mila morti.
La situazione è stata per molte settimane fuori controllo a causa della diffusione di una particolare mutazione del coronavirus – la cosiddetta variante inglese – molto più contagiosa. Poi le restrizioni, unite agli elevati ritmi della campagna di vaccinazione hanno contribuito a ridurre l’impatto della diffusione delle varianti.
L’Italia resta uno dei paesi con la mortalità più elevata con 1.583 decessi ogni milione di abitanti. Al contrario di molti paesi, dove il picco di morti è stato concentrato in un solo periodo, in Italia i dati della mortalità della seconda ondata si sono confermati molto simili alla prima, nzi superiori (in base ai dati ufficiali).
Altro caso simile alla Repubblica Ceca è stato il Portogallo che, inizialmente, si distinse per una gestione efficiente e tempestiva della pandemia.
Da ottobre, invece, i dati dei contagi e dei morti dovuti al COVID-19 hanno cominciato rapidamente a crescere.
E, alla fine di gennaio, i posti letto nelle terapie intensive negli ospedali si sono saturati ed il numero dei morti ha avuto una crescita molto rapida. Ad oggi in Portogallo si registra una mortalità di 1.565 decessi ogni milione di abitanti. I decessi ufficiali registrati sono stati 15.962.