Dopo aver recentemente scritto una lettera aperta al Parlamento italiano sul “fine-vita”, il giornalista-scrittore Domenico Lanciano, promotore dell’Istituto di Tanatologia, avanza un interrogativo-proposta: perché non trasformare in Centro Nazionale di “Fine-Vita” la struttura mai portata a termine del cosiddetto nuovo ospedale di Agnone, in provincia di Isernia? Infatti l’enorme struttura, iniziata negli anni settanta e rimasta incompiuta, sembra non avere al momento una chiara destinazione d’uso, dopo essere stata progettata per essere il nuovo ospedale della città altomolisana.
Attualmente fa la figura di un monumento agli sprechi e alla cattiva amministrazione, mentre il blocco edilizio, posto ad un’altitudine di mille metri e preda dell’incuria e degli agenti atmosferici, va deteriorandosi sempre di più con il concreto rischio di non servire a niente, dopo una spesa di parecchi miliardi di ex-lire.
L’idea, dunque, sarebbe quella di utilizzare tale opera per farne un vero e proprio Centro Nazionale (interregionale o territoriale) di “Fine-Vita” ovvero una struttura socio-sanitaria adeguatamente attrezzata in “hospice” specializzato per la serena e dignitosa “fine-vita” di coloro i quali hanno espresso, attraverso il testamento biologico, chiara e decisa volontà di non volere subire accanimenti terapeutici né alimentazione forzata o altre terapie in casi di coma irreversibile e di stato vegetativo permanente.
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