Hanno rubato il morto e se lo sono portato a casa. E’ successo a Castelvetrano, vicino a Trapani. Mentre stavano trasferendo il defunto nella camera mortuaria dell’ospedale, alcuni infermieri sono stati aggrediti a quattro persone che hanno preso la salma con la complicità del personale dell’agenzia di pompe funebri.
I sanitari hanno subito avvertito il 112 e i quattro, tutti parenti del defunto – un uomo di 87 anni che era stato ricoverato nella divisione chirurgia dell’ospedale – sono stati denunciati alla procura di Marsala per minacce a pubblico ufficiale e sottrazione di cadavere in concorso tra loro. Dello stesso reato sono accusati i dipendenti dell’agenzia di pompe funebri, anche loro denunciati.
L’aggressione è avvenuta intorno alle 6.30 durante il percorso dal reparto alla camera mortuaria. I carabinieri hanno recuperato la salma nell’abitazione dei parenti e, su disposizione dell’autorità giudiziaria, l’hanno portata nella camera mortuaria del cimitero, a disposizione del magistrato che ha ordinato l’autopsia sul cadavere per accertare le cause del decesso.
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In Sicilia la fattispecie del trasporto salma, ossia del trasporto “a cassa aperta” non è stata ancora disciplinata e quindi l’unica disposizione in vigore è solo l’Art. 17 del DPR 10 settembre 1990 n. 285 con cui si permette, pur con molte restrizioni, il trasferimento delle salme dal luogo del decesso ad altro posto, purchè preventivamente autorizzato, per svolgere il periodo d’osservazione e, dunque, anche la veglia funebre. Perchè, allora, non ricorrere a questa procedura, magari forzandone un po’i limiti e la portata piuttosto di far irruzione come bruti nel servizio mortuario ospedaliero, e di ricorrere a metodi violenti?
La cultura della legalità sembra proprio latitare.
Ma i dipendenti delle imprese funebri non conoscono la legge?
Sono pagati proprio per seguire la famiglia in lutto nel disbrigo delle pratiche amministrative proprie del post mortem.
Oddio, si potrà anche obiettare che ai sensi del combinato disposto tra il DPR 14 gennaio 1997, la Legge 132/1968 e l’Art. 12 DPR 285/90 i corpi di persone decedute in ospedale, casa di cura, o altro istituto socio-sanitario-residenziale (i vecchi ospizi, per intenderci) debbano ivi permanere, poichè ognono di questi presidi deve essere necessariamente dotato di appositi spazi ove custodire i morti per tutto il periodo d’osservazione, però a fronte di una prassi molto diffusa e sentita come, appunto, la veglia da effettuarsi presso il domicilio del de cuius, senza nessuna possibilità di mediazione, sarebbe meglio interpretare l’Art. 17 DPR 10 settembre 1990 n. 285 come una regola a maglie molto, molto larghe, invece di fomentare comportamenti contra legem a fronte di una certa rigidità formale nell’applicazione del Regolamento di polizia mortuaria?