Si sgonfia la polemica sul presunto inchino della Madonna davanti alla vetrina di una impresa funebre palermitana

Il priore dell’Ordine dei Carmelitani di Palermo, Padre Pietro Leta, interviene con una nota sulla polemica scatenata dopo il presunto "inchino" della statua della Madonna del Carmine davanti all’agenzia di pompe funebri dei familiari del boss Alessandro D’Ambrogio“
"Nessun inchino a Ballarò, il diavolo si annida dentro i mafiosi",
"Solo una sosta – si legge nella nota – dovuta solamente e precisamente su richiesta formale di una coppia di genitori che ha presentato il proprio bambino da issare al viso della Madonna".
Così Padre Pietro Leta chiarisce "la sua diretta esperienza dei fatti, vissuta in prima persona" della processione svoltasi domenica scorsa e finita sotto i riflettori della stampa locale e nazionale.
E ancora, ha precisato che "il boss in questione, infiltrato in mezzo ai Confrati due anni fa all’uscita della statua della Madonna non ha mai fatto parte della Confraternita".
"Attorno alla vara della statua – si legge nella nota – oltre ai membri della Confraternita che indossano l’abitino ufficiale loro proprio, si affiancano diversi uomini che indossano uno scapolare fatto in casa, il ‘fai da te’ usato da diverse generazioni e passato da padre in figlio".
"Nessun inchino a Ballarò, il diavolo si annida dentro i mafiosi"
"Siamo certi – conclude Padre Leta – che il diavolo si annida dentro i mafiosi, ma è altrettanto vero che fa anche breccia dentro alcuni giornalisti disposti a fare scoop a qualsiasi costo.
Come Carmelitani, teniamo a precisare che nella nostra azione pastorale in mezzo al popolo che siamo chiamati a servire, cerchiamo di fare delle scelte secondo il Vangelo, seguendo con grande attenzione gli insegnamenti della Chiesa, e in particolare in questo momento storico quanto Papa Francesco con naturalezza, ma con grande fermezza, stigmatizza sulla mafia e sulla zizzania dentro e fuori la Chiesa.

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