Nell’ottobre del 2013 erano stati posti sotto sequestro i depositi di Casacanditella, Francavilla e Vacri, con 1.203 cofani funebri cinesi, e quattro persone erano finite nei guai, indagate per contrabbando aggravato.
E’ di questi gioni la notizia che la Compagnia della Guardia di Finanza di Chieti è dovuta intervenire una seconda volta, dopo il furto di 365 “cofani cinesi” avvenuto in un capannone di Vacri, dove erano stati lasciati in custodia ad uno dei denunciati. Strano furto, visto che poi 60 di questi cofani sonno stati ritrovati a Popoli e di nuovo sequestrati.
E così queste nuove indagini hanno permesso di approfondire il meccanismo messo in piedi dai truffatori.
Le bare venivano importate dalla Cina e scaricate nei porti di Napoli e Ancona con documenti che parlavano di «legname grezzo», con un costo nettamente inferiore al reale e quindi con tasse doganali inferiori. Poi le bare prendevano la via delle agenzie funebri e venivano vendute in un mercato parallelo da quattro società (due di Francavilla al mare, una di Valenzano ed una di Sant’Agata Feltria). In realtà su queste bare non veniva nemmeno contraffatto il marchio a fuoco, come previsto dalle leggi italiane, ma c’era un semplice timbro ad inchiostro.
I componenti della banda dedita al traffico illegale di bare sono pugliesi trapiantati in Abruzzo da anni, cittadini cinesi e romeni.
Insieme agli autori del furto, denunciati anche per violazione dei sigilli, simulazione di reato (furto) e ricettazione, è scattata la denuncia per reato di contrabbando intraispettivo (competente è Napoli ), mentre per i reati fiscali (competenza di Chieti) sono state attenzionate 8 società (3 evasori totali, 5 paratotali), più 11 persone per vari reati tributari, su ricavi non dichiarati per oltre 6 mln di euro e Iva non versata per oltre 1 mln di euro.