Saltano fuori le prime indiscrezioni sugli appoggi politici di alcuni inmpresari funebri milanesi

Il business dei funerali, a Milano, era in mano solo a due grandi imprese di servizi funebri, la San Siro e il gruppo Varesina-Sofam, anche perche’ potevano contare su ”appoggi e agganci politici”. E’ quanto hanno affermato negli interrogatori di garanzia alcuni piccoli imprenditori del settore arrestati lo scorso 16 ottobre assieme ai titolari delle due maggiori aziende e a un nutrito gruppo di infermieri nell’ambito dell’inchiesta del pm Grazia Colacicco sul racket delle pompe funebri. Nel corso degli interrogatori, iniziati venerdi’ della scorsa settimana e terminati oggi, le 41 persone arrestate con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla rivelazione del segreto d’ufficio hanno fornito, ciascuno con la sua versione, uno spaccato di quello che il gip Giuseppe Vanore, nell’ordinanza di custodia cautelare, ha definito ”il mercato delle salme”. In particolare, i titolari delle imprese piu’ piccole, come Franco Valente, rappresentante legale della San Cipriano, hanno riferito anche al pm che il monopolio del mercato era in mano alla San Siro e alla Varesina. Monopolio detenuto anche grazie alle influenti amicizie tra i titolari delle due imprese (ora in carcere) e una serie di politici. Valente, che da 40 anni lavora nel settore, a sostegno della sua tesi ha parlato, ad esempio, di foto che ritraevano i titolari della San Siro a braccetto con un ex ministro. Inoltre ha raccontato che le imprese minori dovevano adeguarsi e raccogliere le ”briciole”, ossia quei pochi servizi che i due gruppi gli lasciavano. All’imprenditore sono stati revocati dal gip gli arresti domiciliari, come e’ stata revocata la custodia cautelare in carcere per Mauro Brusa, collaboratore della Varesina, e per l’infermiere Natale Maderna. Su molte altre istanze di revoca dei domiciliari, una quindicina, il giudice si pronuncera’ nelle prossime ore. Ma nel corso degli interrogatori di garanzia altre sono state le versioni rese dai titolari delle due ‘holding’. Alcide Cerato, del gruppo San Siro, ha negato l’esistenza di un cartello guidato dalla sua impresa, e Riccardo D’Antoni, rappresentante legale della Varesina, ha spiegato che quello delle convenzioni con gli ospedali e delle turnazioni tra imprese era un sistema da sempre in uso, ad un certo punto diventato illegale, ma che le aziende hanno continuato ad utilizzare in seguito ad un tacito accordo, che anzi favoriva la celerita’ dei servizi per il cliente. I figli di Cerato, Massimo e Andrea, hanno chiamato in causa gli infermieri che, secondo loro, erano i veri ”custodi” del sistema e che chiedevano ”prebende”, minacciando altrimenti di segnalare la notizia dei decessi ad altre imprese. Infermieri che, invece, si sono difesi spiegando di essere soltanto delle vittime di questo mercato e di aver agito perche’ minacciati e spaventati. Alcuni, in realta’, hanno ammesso di aver ricevuto pagamenti dalle imprese, ma solo in forma di ”piccole mance”. Altri invece, come uno degli addetti della camera mortuaria dell’Ospedale Maggiore, prima al gip e poi al pm, hanno descritto nei particolari il sistema messo in piedi per fare affari sul ‘caro estinto’. Intanto sette delle persone arrestate hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame. Lunedi’ prossimo si terranno le prime udienze.

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