Qualche mese or sono l’Amministrazione comunale di Rovigo ha deciso di vendere il 90% delle quote societarie della impresa funebre pubblica ASM di Rovigo srl. Venne effettuata una gara e vinse una ditta, ma la cessione delle quote venne fatta al Gruppo bresciano Lorandi (noto costruttore italiano di bare operante anche nei servizi funebri) che deteneva il 10% delle quote, che aveva fatto valere il proprio diritto di prelazione.
Molte allora furono le proteste, in particolare dei sindacati, dei lavoratori che temevano di perdere il posto, come delle forze di minoranza in consiglio comunale, ma visti i risultati negativi di bilancio degli ultimi esercizi e la normativa che favoriva la cessione di quote societarie in mano pubblica, alla fine l’operazione è andata in porto.
Passano pochi mesi e il Gruppo Lorandi annuncia il licenziamento in tronco di 4 dipendenti.
Registi dell’operazione il sindaco di rovigo e il Presidente di ASM
All’attacco dei due politici, i sindacati che hanno già impugnato i licenziamenti e i consiglieri di opposizione a Palazzo Nodari, sin dall’inizio contrari alla vendita dell’azienda partecipata.
Il sindaco Bergamin replica alle accuse di Cgil, Cisl e Uil Rovigo contrattaccando. «Tutta colpa dei sindacati. In un incontro con loro durante la trattativa per la vendita ho proposto una mediazione, con l’inserimento di una clausola di salvaguardia dell’occupazione per tre anni — tuona il primo cittadino — Proposta rifiutata dal sindacato che voleva invece la richiesta della garanzia del posto di lavoro per dieci anni, cosa che nessuna impresa privata avrebbe mai accettato, soprattutto se si tratta di un’azienda con meno di 15 dipendenti».
Controreplica dei sindacati che vanno all’attacco.
«Di quale incontro parla Bergamin? Con i tre sindacati e lui non ce n’è mai stato uno ufficiale — chiarisce Davide Benazzo, Fp-Cgil, a nome anche di Cisl e Uil — A chi ha fatto la proposta dei 3 anni? Abbiamo ricevuto un solo diniego alla proposta di accordo fatta ad Asm».
Intanto senza un posto di lavoro sono rimasti quattro lavoratori tra i 40 e i 50 anni d’età, con famiglia e bimbi piccoli.