Per avere la prova che presso l’obitorio reatino un dipendente intascasse mazzette dai parenti dei defunti per agevolare e velocizzare le certificazioni necessarie al rilascio delle salme, un impresario funebre ha cercato di incastrarlo facendo riprendere la scena con un telefonino.
In pratica si è fatto un selfie mentre sborsava 50 euro all’operatore dell’obitorio dell’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti.
Così sono finiti tutti e due a processo. L’impresario per induzione indebita e l’operatore sanitario per la mazzetta.
A processo però si sono ristabilite le cose:
assolto l’impresario funebre perché il fatto non costituisce reato mancando l’elemento soggettivo del reato (cioè il dolo).
Al tecnico reatino del servizio di anatomia patologica con mansioni professionali anche presso l’obitorio, una condanna di tre anni.