Repubblica scopre la pentola del malaffare delle imprese funebri

Inchiesta choc della Repubblica sul sottobosco delle onoranze funebri.
Un giornalista sta una settimana a lavorare in una impresa funebre e scopre gli altarini: si schiude un mondo di corruzione e concussione indescrivibile, dove le mance sono la cosa più bella.

Nessuno ne viene risparmiato.
Potete leggere “Tutte le tangenti sul caro estinto. Così i morti fanno campare i vivi”
di PAOLO BERIZZI, cliccando su www.repubblica.it
Di seguito si riporta qualche brano tratto dall’articolo in questione:

…. mangiano in tanti. In barba alla legge che governa, o dovrebbe governare, la dura attività di Caronte. Prendono tangenti in cambio di una soffiata; spifferano il nome del morto alla ditta di servizi funebri; suggeriscono l’impresa amica ai parenti. Rubano soldi a chi non c’è più. Funziona così a Bari. In Puglia. In tutta Italia.
Ho collaborato una settimana con un’agenzia mortuaria barese. Sono una ventina. Lavorano tutte con buoni fatturati, e tutte con lo stesso sistema. Una settimana è abbastanza per capire come e quanto rende una morte fuor di listino e fuor di fattura. Per rendersi conto degli affari sporchi chiusi assieme alla bara; del marcio che precede, e accompagna, come lo definisce un collega in una delle nostre prime uscite, il “viaggio di sola andata”.

Soldi. Soldi, e oro. Oltre alle mazzette ci sono il denaro sfilato dalle tasche dei morti e gli effetti personali. Catenine, braccialetti, anelli, persino denti d’oro. La prassi è diffusa, collaudata. Chi arriva per primo sul cadavere fa tombola. “Spiccioli, niente di che… Cinquanta, massimo cento euro. Quanto vuoi che abbia addosso una persona normale?”, minimizza un altro barelliere, davanti al Pronto soccorso. Gli avvoltoi delle “persone normali” sono vestiti da infermieri o da necrofori. Piombano sulla scena di un incidente stradale, anticipano il magistrato di turno e il medico legale. Oppure agiscono direttamente in obitorio. Alla svestizione della vittima, per legge, dovrebbero assistere un poliziotto o un carabiniere. Ma gli sciacalli molte volte hanno campo aperto. Un medico indicato come parte in causa aspira la sigaretta davanti alla macchina del caffè, un piano sotto il suo reparto: “Il modo lo trovano sempre, è diventato normale togliere qualcosa al morto. È sempre stato così, siamo a Bari… “

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