In questo bailamme e susseguirsi vorticoso di protocolli operativi, direttive, o semplici atti amministrativi di indirizzo sulla gestione delle salme infette da Covit -19″ ,laddove tutte le Regioni (o quasi) si sono già attivate in tal senso, manca all’appello la Campania. E questa asimmetria è sintomatica del livello di frammentazione, ormai endemico e, quindi, patologico, della disarticolazione su base locale della polizia mortuaria. In attesa spasmodica di un provvedimento guida da su scala nazionale (la morte non conosce confini geografici!) registriamo l’accorato grido d’allarme lanciato da un impresario campano.
“Vogliamo avere delle informazioni basilari, vorremmo essere trattati come i medici e gli infermieri, con i necessari presidi sanitari, per tutelare le nostre vite e quelle dei nostri cari. Una Bergamo del Sud non ce la possiamo consentire”. Sono queste le parole di Gennaro Tammaro, tra i titolare di un’impresa funebre di Napoli e rappresentante EFI (Eccellenza Funeraria Italiana), rivolte alle amministrazioni “Manca un decalogo di come dobbiamo comportarci – aggiunge Gennaro – e affrontare l’emergenza, non sappiamo come trattare un deceduto per COVID-19. La categoria è in forte affanno”.