Manovra bis di Ferragosto: effetti dell’articolo 3

Di seguito si riporta l’articolo 3 del DECRETO-LEGGE 13 agosto 2011, n. 138 Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. (GU n. 188 del 13-8-2011 ). Il decreto legge, noto anche come manovra-bis di agosto, interessa pure il settore funebre, laddove facilita l’accesso di nuovi soggetti alla prestazioni di tali attività economiche. Inoltre il comma 8 e il 9, lettera f) eliminano – sempre dopo 4 mesi – la riserva di legge per la gestione di case funerarie alle imprese funebri

Art. 3 – Abrogazione delle indebite restrizioni all’accesso
e all’esercizio delle professioni e delle attivita’ economiche

1. In attesa della revisione dell’articolo 41 della Costituzione,
Comuni, Province, Regioni e Stato, entro un anno dalla data di
entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto,
adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui
l’iniziativa e l’attivita’ economica privata sono libere ed e’
permesso tutto cio’ che non e’ espressamente vietato dalla legge nei
soli casi di:
a) vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli
obblighi internazionali;
b) contrasto con i principi fondamentali della Costituzione;
c) danno alla sicurezza, alla liberta’, alla dignita’ umana e
contrasto con l’utilita’ sociale;
d) disposizioni indispensabili per la protezione della salute
umana, la conservazione delle specie animali e vegetali,
dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio culturale;
e) disposizioni che comportano effetti sulla finanza pubblica.
2. Il comma 1 costituisce principio fondamentale per lo sviluppo
economico e attua la piena tutela della concorrenza tra le imprese.
3. Sono in ogni caso soppresse, alla scadenza del termine di cui al
comma 1, le disposizioni normative statali incompatibili con quanto
disposto nel medesimo comma, con conseguente diretta applicazione
degli istituti della segnalazione di inizio di attivita’ e
dell’autocertificazione con controlli successivi. Nelle more della
decorrenza del predetto termine, l’adeguamento al principio di cui al
comma 1 puo’ avvenire anche attraverso gli strumenti vigenti di
semplificazione normativa.
4. L’adeguamento di Comuni, Province e Regioni all’obbligo di cui
al comma 1 costituisce elemento di valutazione della virtuosita’ dei
predetti enti ai sensi dell’art. 20, comma 3, del decreto legge 6
luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011, n. 111.
5. Fermo restando l’esame di Stato di cui all’art. 33 comma 5 della
Costituzione per l’accesso alle professioni regolamentate, gli
ordinamenti professionali devono garantire che l’esercizio
dell’attivita’ risponda senza eccezioni ai principi di libera
concorrenza, alla presenza diffusa dei professionisti su tutto il
territorio nazionale, alla differenziazione e pluralita’ di offerta
che garantisca l’effettiva possibilita’ di scelta degli utenti
nell’ambito della piu’ ampia informazione relativamente ai servizi
offerti. Gli ordinamenti professionali dovranno essere riformati
entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto
per recepire i seguenti principi:
a) l’accesso alla professione e’ libero e il suo esercizio e’
fondato e ordinato sull’autonomia e sull’indipendenza di giudizio,
intellettuale e tecnica, del professionista. La limitazione, in forza
di una disposizione di legge, del numero di persone che sono titolate
ad esercitare una certa professione in tutto il territorio dello
Stato o in una certa area geografica, e’ consentita unicamente
laddove essa risponda a ragioni di interesse pubblico e non introduca
una discriminazione diretta o indiretta basata sulla nazionalita’ o,
in caso di esercizio dell’attivita’ in forma societaria, della sede
legale della societa’ professionale;
b) previsione dell’obbligo per il professionista di seguire
percorsi di formazione continua permanente predisposti sulla base di
appositi regolamenti emanati dai consigli nazionali, fermo restando
quanto previsto dalla normativa vigente in materia di educazione
continua in medicina (ECM). La violazione dell’obbligo di formazione
continua determina un illecito disciplinare e come tale e’ sanzionato
sulla base di quanto stabilito dall’ordinamento professionale che
dovra’ integrare tale previsione;
c) la disciplina del tirocinio per l’accesso alla professione
deve conformarsi a criteri che garantiscano l’effettivo svolgimento
dell’attivita’ formativa e il suo adeguamento costante all’esigenza
di assicurare il miglior esercizio della professione. Al tirocinante
dovra’ essere corrisposto un equo compenso di natura indennitaria,
commisurato al suo concreto apporto. Al fine di accelerare l’accesso
al mondo del lavoro, la durata del tirocinio non potra’ essere
complessivamente superiore a tre anni e potra’ essere svolto, in
presenza di una apposita convenzione quadro stipulata fra i Consigli
Nazionali e il Ministero dell’Istruzione, Universita’ e Ricerca, in
concomitanza al corso di studio per il conseguimento della laurea di
primo livello o della laurea magistrale o specialistica. Le
disposizioni della presente lettera non si applicano alle professioni
sanitarie per le quali resta confermata la normativa vigente;
d) il compenso spettante al professionista e’ pattuito per
iscritto all’atto del conferimento dell’incarico professionale
prendendo come riferimento le tariffe professionali. E’ ammessa la
pattuizione dei compensi anche in deroga alle tariffe. Il
professionista e’ tenuto, nel rispetto del principio di trasparenza,
a rendere noto al cliente il livello della complessita’
dell’incarico, fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri
ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione
dell’incarico. In caso di mancata determinazione consensuale del
compenso, quando il committente e’ un ente pubblico, in caso di
liquidazione giudiziale dei compensi, ovvero nei casi in cui la
prestazione professionale e’ resa nell’interesse dei terzi si
applicano le tariffe professionali stabilite con decreto dal Ministro
della Giustizia;
e) a tutela del cliente, il professionista e’ tenuto a stipulare
idonea assicurazione per i rischi derivanti dall’esercizio
dell’attivita’ professionale. Il professionista deve rendere noti al
cliente, al momento dell’assunzione dell’incarico, gli estremi della
polizza stipulata per la responsabilita’ professionale e il relativo
massimale. Le condizioni generali delle polizze assicurative di cui
al presente comma possono essere negoziate, in convenzione con i
propri iscritti, dai Consigli Nazionali e dagli enti previdenziali
dei professionisti;
f) gli ordinamenti professionali dovranno prevedere l’istituzione
di organi a livello territoriale, diversi da quelli aventi funzioni
amministrative, ai quali sono specificamente affidate l’istruzione e
la decisione delle questioni disciplinari e di un organo nazionale di
disciplina. La carica di consigliere dell’Ordine territoriale o di
consigliere nazionale e’ incompatibile con quella di membro dei
consigli di disciplina nazionali e territoriali. Le disposizioni
della presente lettera non si applicano alle professioni sanitarie
per le quali resta confermata la normativa vigente;
g) la pubblicita’ informativa, con ogni mezzo, avente ad oggetto
l’attivita’ professionale, le specializzazioni ed i titoli
professionali posseduti, la struttura dello studio ed i compensi
delle prestazioni, e’ libera. Le informazioni devono essere
trasparenti, veritiere, corrette e non devono essere equivoche,
ingannevoli, denigratorie.
6. Fermo quanto previsto dal comma 5 per le professioni, l’accesso
alle attivita’ economiche e il loro esercizio si basano sul principio
di liberta’ di impresa.
7. Le disposizioni vigenti che regolano l’accesso e l’esercizio
delle attivita’ economiche devono garantire il principio di liberta’
di impresa e di garanzia della concorrenza. Le disposizioni relative
all’introduzione di restrizioni all’accesso e all’esercizio delle
attivita’ economiche devono essere oggetto di interpretazione
restrittiva.
8. Le restrizioni in materia di accesso ed esercizio delle
attivita’ economiche previste dall’ordinamento vigente sono abrogate
quattro mesi dopo l’entrata in vigore del presente decreto.
9. Il termine “restrizione”, ai sensi del comma 8, comprende:
a) la limitazione, in forza di una disposizione di legge, del
numero di persone che sono titolate ad esercitare una attivita’
economica in tutto il territorio dello Stato o in una certa area
geografica attraverso la concessione di licenze o autorizzazioni
amministrative per l’esercizio, senza che tale numero sia
determinato, direttamente o indirettamente sulla base della
popolazione o di altri criteri di fabbisogno;
b) l’attribuzione di licenze o autorizzazioni all’esercizio di
una attivita’ economica solo dove ce ne sia bisogno secondo
l’autorita’ amministrativa; si considera che questo avvenga quando
l’offerta di servizi da parte di persone che hanno gia’ licenze o
autorizzazioni per l’esercizio di una attivita’ economica non
soddisfa la domanda da parte di tutta la societa’ con riferimento
all’intero territorio nazionale o ad una certa area geografica;
c) il divieto di esercizio di una attivita’ economica al di fuori
di una certa area geografica e l’abilitazione a esercitarla solo
all’interno di una determinata area;
d) l’imposizione di distanze minime tra le localizzazioni delle
sedi deputate all’esercizio della professione o di una attivita’
economica;
e) il divieto di esercizio di una attivita’ economica in piu’
sedi oppure in una o piu’ aree geografiche;
f) la limitazione dell’esercizio di una attivita’ economica ad
alcune categorie o divieto, nei confronti di alcune categorie, di
commercializzazione di taluni prodotti;
g) la limitazione dell’esercizio di una attivita’ economica
attraverso l’indicazione tassativa della forma giuridica richiesta
all’operatore;
h) l’imposizione di prezzi minimi o commissioni per la fornitura
di beni o servizi, indipendentemente dalla determinazione, diretta o
indiretta, mediante l’applicazione di un coefficiente di profitto o
di altro calcolo su base percentuale;
l) l’obbligo di fornitura di specifici servizi complementari
all’attivita’ svolta.
10. Le restrizioni diverse da quelle elencate nel comma 9
precedente possono essere revocate con regolamento da emanare ai
sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400,
emanato su proposta del Ministro competente entro quattro mesi
dall’entrata in vigore del presente decreto.
11. Singole attivita’ economiche possono essere escluse, in tutto o
in parte, dall’abrogazione delle restrizioni disposta ai sensi del
comma 8; in tal caso, la suddetta esclusione, riferita alle
limitazioni previste dal comma 9, puo’ essere concessa, con decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro
competente di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze,
sentita l’Autorita’ per la concorrenza ed il mercato, entro quattro
mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del
presente decreto, qualora:
a) la limitazione sia funzionale a ragioni di interesse pubblico;
b) la restrizione rappresenti un mezzo idoneo, indispensabile e,
dal punto di vista del grado di interferenza nella liberta’
economica, ragionevolmente proporzionato all’interesse pubblico cui
e’ destinata;
c) la restrizione non introduca una discriminazione diretta o
indiretta basata sulla nazionalita’ o, nel caso di societa’, sulla
sede legale dell’impresa.
12. All’articolo 307, comma 10, del decreto legislativo 15 marzo
2010, n. 66, recante il codice dell’ordinamento militare sostituire
la lettera d) con la seguente:
“d) i proventi monetari derivanti dalle procedure di cui alla
lettera a), sono destinati, previa verifica da parte del Ministero
dell’economia e delle finanze della compatibilita’ finanziaria con
gli equilibri di finanza pubblica, con particolare riferimento al
rispetto del conseguimento, da parte dell’Italia, dell’indebitamento
netto strutturale concordato in sede di programma di stabilita’ e
crescita, al Ministero della difesa, mediante riassegnazione in
deroga ai limiti previsti per le riassegnazioni agli stati di
previsione dei Ministeri, previo versamento all’entrata del bilancio
dello Stato, per confluire nei fondi di cui all’articolo 619, per le
spese di riallocazione di funzioni, ivi incluse quelle relative agli
eventuali trasferimenti di personale, e per la razionalizzazione del
settore infrastrutturale della difesa, nonche’, fino alla misura del
10 per cento, nel fondo casa di cui all’articolo 1836, previa
deduzione di una quota parte corrispondente al valore di libro degli
immobili alienati e una quota compresa tra il 5 e il 10 per cento che
puo’ essere destinata agli enti territoriali interessati, in
relazione alla complessita’ e ai tempi dell’eventuale valorizzazione.
Alla ripartizione delle quote si provvede con decreti del Ministro
della difesa, da comunicare, anche con mezzi di evidenza informatica,
al Ministero dell’economia e delle finanze; in caso di verifica
negativa della compatibilita’ finanziaria con gli equilibri di
finanza pubblica, i proventi di cui alla presente lettera sono
riassegnati al fondo ammortamento dei titoli di Stato”.

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