La mafia gestiva indirettamente il mercato del ‘caro estinto’ nell’ospedale di Acireale, attraverso il trasferimento in ambulanza di pazienti deceduti e una ditta di onoranze funebri. E’ quanto emerge da un’inchiesta della Procura di Catania culminata con l’esecuzione di sei arresti da parte dei carabinieri del nucleo operativo di Acireale, ritenuti vicini al clan Santapaola-Ercolano. Tra i destinatari del provvedimento restrittivo, che ipotizza a vario titolo i reati di estorsione e violenza privata aggravate dall’avere favorito la mafia, c’è Stefano Sciuto, 31 anni, figlio di Sebastiano, detto ‘Nuccio Coscia’. Suo padre è ritenuto il reggente di Cosa nostra nella zona ed è stato coinvolto nell’inchiesta sull’attentato dinamitardo, compiuto nel novembre del 1990, alla villa di Santa Tecla allora di proprietà di Pippo Baudo. Le indagini erano state avviate da carabinieri di Acireale e Catania delle rapine commesse nella zona dell’Acese. Dagli accertamenti è emerso che il clan puntava a controllare attività economiche di servizi svolti dall’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale, e in particolare al trasporto, con ambulanze dell’associazione onlus ‘Il Gabbiano’, di salme di pazienti appena deceduti nel nosocomio e la successiva organizzazione del funerale, con la ditta ‘Onoranze funebri Grasso’. Dall’inchiesta emerge che alcuni medici erano stati costretti, attraverso larvate intimidazioni, ad effettuare prestazioni sanitaria a parenti e amici di soggetti vicini al clan Santapaola in regime di pronto soccorso, per evitare loro di pagare il ticket.
Esponenti del gruppo, inoltre, si aggiravano tra i reparti, nonostante i divieti imposti loro, e venivano così a conoscenza dell’imminente o appena avvenuto decesso di un paziente: si presentavano subito dai familiari dei deceduto ottenendo di effettuare il trasporto a casa e il funerale. I ‘concorrenti’, sostengono i carabinieri che hanno indagato, sarebbero stati minacciati e tenuti lontani dal mercato del ‘caro estinto’ in ospedale