Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente comunicato stampa della Federcofit:
La Regione Lombardia vuole modificare la legge regionale sui servizi funebri per quanto riguarda la gestione del personale, rischiando di gettare questo settore nella giungla della manovalanza a basso costo e togliendo professionalità e garanzie di un buon servizio.
È quanto denuncia Federcofit, la federazione del comparto funerario italiano. In una nota, Federcofit rende noto che, senza alcun confronto, la modifica normativa è già stata deliberata dalla Giunta regionale e sarà presto al vaglio del Consiglio regionale.
Questa norma riguarda la possibilità per le imprese funebri lombarde di ottenere i requisiti minimi per operare (il cosiddetto “avvalimento”) tramite contratti di appalto con Centri Servizi, che possono fornire mezzi e personale ad agenzie non strutturate, con la novità però che sarà possibile disgiungere la fornitura di un carro funebre da quella del personale necroforo.
“Questa novità sbriciola letteralmente, con superficialità e noncuranza, almeno cinque anni di dibattito e di produzione legislativa in ambito funerario, rischiando di far sprofondare il settore in una sorta di caporalato e di sommerso retributivo e contributivo”, dichiara Cristian Vergani, presidente nazionale di Federcofit.
“È un’operazione gravissima, che poteva passare in sordina per la totale assenza di comunicazione da parte della Regione Lombardia. Abbiamo dunque scritto una lettera di denuncia a tutti i consiglieri regionali perché c’è davvero poco tempo per fermarla”.
Secondo Federcofit, questa nuova norma incentiverebbe realisticamente la costituzione di vere e proprie cooperative, fittiziamente celate sotto la dicitura di Centro Servizi, il cui unico scopo societario e commerciale sarebbe quello di somministrare personale ad imprese funebri non strutturate, senza tuttavia che queste cooperative si possano configurare come società interinali, ad oggi le uniche realtà legittimate alla somministrazione di manodopera a terzi.
È probabile, perciò, che tali cooperative ricorrano in via prioritaria, se non propriamente univoca, a meri contratti di lavoro intermittente, ovvero “a chiamata”, votandosi così alla rincorsa del minimo salariale.
“È incredibile come la Lombardia ritorni sui suoi passi dopo che il suo testo di legge ha fatto scuola in tutta Italia”, sottolinea Davide Veronese, presidente Federcofit Lombardia e vicepresidente nazionale.
“Del resto, articoli di stampa di non molti anni fa ci ricordano che in regioni dove non era presente la congiunzione tra la fornitura di mezzi e di personale sono emersi svariati casi di cooperative che sono state indagate per intermediazione abusiva di manodopera ed evasione milionaria dell’Iva.
È corretto che la politica sappia che lo sgomento tra i professionisti del settore è tale da poterli indurre a manifestare per strada”.