Carro funebre ‘beccato’ dall’autovelox mentre sfrecciava in direzione nord con al volante un pensionato calabrese morto in seguito ad una grave malattia. La storia, degna delle migliori trame cinematografiche, è stata ricostruita in seguito alla dichiarazione, con tanto di fotocopia della patente in allegato, fatta in sede processuale dai due titolari della pompa funebre al momento di capire a chi si dovessero decurtare i punti patente. Uno stratagemma che è costato ad entrambi – padre e figlio di 65 e 37 anni difesi dall’avvocato Filippo Milandri – il rinvio a giudizio per falso in atto pubblico.
Al processo – secondo quanto reso noto dal quotidiano online romagnanoi.it – l’ispettore della Polstrada che aveva fatto scattare le indagini, ha raccontato come è venuto fuori il nome dell’autista. I mezzi della stessa pompa funebre, una ditta calabrese, a sfrecciare oltre i limiti verso Milano erano stati due: il carro funebre ed una Mercedes. Quest’ultima era stata ‘pizzicata’ il 17 agosto 2009 a Faenza dal tutor; al primo era toccato il 14 ottobre dello stesso anno a Solarolo. Ma quando era stata notificata la multa con richiesta di rivelare il conducente per decurtargli cinque punti a violazione, ecco che la risposta si era concentrata sul nome di un pensionato calabrese deceduto a seguito di lunga malattia giusto due giorni dopo il verbale di ottobre. Un disturbo irreversibile lo aveva da tempo costretto a letto, nelle ultime ore di vita i medici avevano deciso di mandarlo a casa per salutare i suoi cari. E invece, secondo i due delle pompe funebri (che erano riusciti a procurarsi la fotocopia della patente di guida dell’uomo), c’era proprio lui a sfrecciare superando i limiti di velocità.
Dalla Calabria sono giunte le cartelle cliniche dell’uomo che hanno confermato la truffa messa in atto dai due titolari delle pompe funebri per scongiurare la decurtazione dei punti dalla patente. Dalle indagini, sarebbe venuto fuori che gli stessi mezzi – Mercedes e carro funebre – erano stati multati anche in altre città. In quelle stesse due date, secondo quanto chiarito da un altro poliziotto, i mezzi erano stati multati anche in zona Modena: sempre 17 agosto e 14 ottobre. E anche in quel caso i due avevano fornito sempre la stessa identità: quella del pensionato moribondo.