Tredici condanne e tre assoluzioni sono state comminate dal gup di Catanzaro nell’ambito del procedimento denominato “Quinta Bolgia”, istruito dalla Dda di Catanzaro, che coinvolge dirigenti medici, infermieri, imprenditori nel settore delle onoranze funebri (e loro dipendenti) tutti legati all’Asp di Catanzaro (e all’ospedale di Lamezia Terme in particolare).
Gli imputati sono accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso (i Putrino, i Rocca, Torcasio, e Di Spena che da questa accusa è stato assolto) quali appartenenti a due sottogruppi associativi di stampo ‘ndranghetistisco a loro volta inseriti nel contesto criminale lametino della consorteria Iannazzo-Cannizzaro-Daponte.
I due sottogruppi sarebbero capeggiati da Pietro Putrino e dai fratelli Silvio e Pietro Rocca. Rocca e Putrino, stando alle accuse, si sarebbero contesi l’accaparrarsi i servizi di onoranze funebri all’interno del Giovanni Paolo II di Lamezia Terme perpetrando illecita concorrenza con violenza o minaccia a danno delle altre imprese, facendo leva sull’appartenenza alle cosche attraverso i propri dipendenti legati alla criminalità organizzata.
Un comportamento da padroni che si concretizzava non solo nella concorrenza illecita, ma anche nell’accesso ai vari reparti dell’ospedale lametino, grazie al possesso illecito di copie delle chiavi, per “adescare” i parenti dei defunti e accaparrarsi i servizi di onoranze funebri; l’accesso ai personal computer del Centro prelievi e del pronto soccorso dove sono memorizzati i referti dei pazienti; l’accesso alla farmacia del Pronto soccorso; l’accesso per i propri automezzi negli spazi riservati dell’ospedale (come, ad esempio, quelli dedicati ai dializzati)